COME SI DICE?
Scusate tanto, ma devo proprio dirlo: mi sono rotto le balle.
Dopo avere tanto studiato – e lo faccio ancora – credevo che almeno un po’ di italiano io lo parlassi e lo scrivessi. Sulla mia postazione di lavoro resistono ai mie continui quotidiani maneggiamenti i dizionari Zingarelli, Garzanti, Oli De Voto, Dizionario Enciclopedico Italiano, il Linguistico moderno di Gabrielli, manuali vari di Satta, di Marchi, Sinonimi e Contrari vari, Etimologia, Latino, Greco antico, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo, Portoghese. Per mancanza di metri quadri e di risorse finanziarie ho dovuto rinunciare a comprare quella che viene giustamente considerata l’ opera principe, il Dizionario del Battaglia, ma, nei casi intricati, spesso telefono anche ad un mio amico che ha la fortuna di lavorare in una biblioteca scolastica dotatissima e che, impietosito, mi dedica qualche minuto.
Credevo di cavarmela, almeno nelle intenzioni. Oggi, accanto al suddetto materiale librario, per non sbagliare e per non incorrere nel reato di abuso lessicale con l’ aggravante dell’ ingiuria, dovrei dotarmi dei repertori aggiornati della giurisprudenza italiana. E’ lei che, giorno per giorno, decide il lemma giuridicamente corretto, quello che si può usare, e l’ altro. Che non è quello sbagliato, da matita rossa o blu a seconda dei casi; è quello proibito, quello da sanzione penale, parte civile e risarcimento danni con provvisionale.
Vado a braccio e a mente (e anche a fantasia, che la mia non ha da invidiare le altre): per gli ex spazzini hanno già deciso da tempo optando per il più raffinato ‘operatori ecologici’; per le puttane s’ impone il signorile erosoperatrici, per il pappa vedrei molto acconcio il gratisfoodman o colazione da puttin (con 2 t), per il cornutaccio andrebbe meglio l’esotico kornecopy, dimenticatevi del facchino e attenetevi strettamente al portabagagli anche se non siete in macchina, e al ristorante inventatevi di tutto ma rinunciate al cameriere (e anche a mangiare se non trovate come fare per chiamarlo senza urtarne la suscettibilità).
Hanno deciso, anche, che non si può più dire negro ma si deve dire nero o di colore senza specificare: taciamo il termine e cancelliamolo dai libri, dalle opere, a partire dalla ‘terra negra’ di Pianto antico di quel razzistone del Carducci. E non dimentichiamo di correggere in Neri il cognome alla povera Ada che, per questo soffriva assai e diventò poetessa, e al santo di Bari, Sand Necole u gnore, chiedetegli scusa e ditegli Sand Necole u abbronzate.
Costantino Nigra sta rischiando di brutto e minaccia di uscire dalla storia d’ Italia se il revisionismo lessicogiudiziario lo rivisita e lo ribattezza Costantino Nira. Il Niger e la Nigeria hanno già messo le mani avanti facendo ricorso preventivo all’Alta Corte dell’ Aja per dire che gli sta bene così e per chiedere la conservazione del nome perché rifiutano categoricamente di diventare Nirer e Nireria; mentre i barman più affermati di Napoli, maestri del Negroni (anche per rispetto al nobile creatore fiorentino Camillo) hanno già diffidato: a nuie nun nge scassate ‘o cazze, minacciando di rivolgersi a Gigino ‘o procuratore e in seconda istanza agli amici ahum-ahum; e qualcosa di simile hanno fatto sapere in stretto salentino anche quelli del vino Negroamaro, in forte fermento e seriamente preoccupati delle possibili conseguenze, che anche loro ci hanno gli amici giusti con tanto di Corona. Della povera Pola Negri facciano ciò che vogliono tanto se ne ricordano soltanto i vecchi rimbambiti come me e quelli, o stanno al potere o non contano un fico; e peggio per lei che si poteva scegliere come nome d ‘arte Neri, tanto serviva lo stesso a coprire la polacca signora Barbara Apolonia Chałupiec ed era più corretto e lecito.
Non si più chiamare ‘mbriaco un acciuccato fisso ma è d’obbligo usare alcolista che lo rasserena molto e lo disseta di suo. Non si può più chiamare marocchino un marocchino, forse perché, nella mente di chi l’ha deliberato, evoca certe cosacce che una volta, in tempi di occupazione militare, a danno di donne, bambini e maschietti italiani, si chiamavano marocchinate e mo’, invece, non saprei. Magari chiediamolo ai sopravvissuti.
In altri casi, non si può più attingere alla vasta e colorita gamma lessicopopolare: puoi dire – ma solo se sostenuto da seria motivazione non offensiva – gay, omosessuale, omofilo, ma fa molto ‘in’ dire o scrivere: diversamente sessorientato. Per i trans discorso a parte; qualcuno, in nome dei sacrosanti diritti costituzionali, ha già proposto le quote verdi, accanto alle rosa e alle azzurre, e i cessi differenziati e particolari, come per i diversamente abili che prima si chiamavano diversamente e soffrivano, e oggi, invece, sono più contenti. Per i corti, i pelati, gli ignoranti, gli zotici, i balbuzienti, gli obesi, i muti, si stanno organizzando i movimenti neolessicali dei diversamenti alti, dei diversamenti zazzeruti o atricotici, dei diversamenti colti, dei diversamente signori, dei diversamente eloquenti, dei diversamente magri, dei diversamente espressivi e così via. Per i portatori di alitosi, di flatulenza, di afrore ascellare hanno scomodato già gli esperti accademici della Crusca per vedere se siano più appropriati i termini oralesalanti, anosospiranti, osmidrosaxillanti o alliumcepanti (senza offesa per la umile cipolla), e mettere al bando quelli obsoleti e, invero, terrorizzanti. Si aspettano responsi e pronunce. Per i ruttatori qualcuno ha proposto il termine ruttilanti o ruttori, ma sembra che possano sorgere delle sgradevoli confusioni. Naridigitanti pare termine accettabile per gli escavatori del naso a mani nude.
A proposito, vietatissimo dire vuò cumprà e zingari: sono stati già proposti: offerenti semoventi di merci varie (o whalkerstoreman) e, per i secondi, popolazione romani che ha fatto un po’ incazzare di brutto gli abitanti di Roma. Attendiamo sentenze.
Una recente circolare venuta da molto in alto ha vietato l’ uso del termine extracomunitario, pare che sia offensivo, e chissenefrega se il tizio in questione è americano e vi molla un cazzotto se, invece, lo chiamate comunitario! molto, molto meglio: extraunionista! La differenza? e che ve la spiego a fare, è così chiara!
Se ritornano gli extraparlamentari che mangiano fuori dalla buvette castale li chiameremo esarcofagi (estranei arco costituzionale mangiatori); nel frattempo, moralizziamo anche l’ indecente acronimo della Federazione Italiana Cooperative Agricole: è tempo di sinonimi ed eufemismi anche per loro.
E fate come vi ho detto: chiedetevi bene ‘come si dice’; prima dei dizionari, consultate pandette e repertori della giurisprudenza italiana. Poi, non dite che ve lo avevo taciuto. Perché sareste proprio dei diversamente sinceri e, propriamente, epididimi. Simbolicamente, s’ intende.
Chiedo scusa per il precedente invio perche’ dopo aver cancellato alcune righe, proprio involontariamente mi e’ sfuggita la mano. Ed ora non mi rimane altro che approfittare dell’ occasione per dire grazie a chi ha voluto regalare una pagina come questa, che descrive situazioni, disagi piu’ o meno gravi che addolorano chi li vive, e infastidiscono chi li vede e se li trova davanti. Bisogna trovare un rimedio, quello piu’ facile, ricorrendo ad assurde ricerche di parole nuove, per farne dono ai diversamente cosi’ e ai diversamente cosa’ “che prima si chiamavano diversamente e soffrivano, e oggi, invece, sono piu’ contenti.”.
E poi, con la stessa raffinata ironia e grande senso dell’humor, richiama alla mente personaggi del passato, artisti , poeti , e fa sorridere le nostalgie, evocando nomi che forse nessuno ricorda piu’, un sorridere con tenerezza….
Per finire pero` una preghiera a Sand Necole glie la vorrei fare: proteggi lo Zingarelli, non fargli cambiare nome e aggiungere parole nuove.
vuole essere soltanto una prova per vedere se mi funzionano bene gli accenti (in italiano o in francese)