UNA CROCE
La pietosa scena della boldrinata ginocchioni del giugno 2020 a seguito dell’omicidio di un ragazzo di colore in USA si inquadrò perfettamente nella consuetudine farsesca degli interpreti che scelsero addirittura l’Aula del Parlamento per dare risalto all’insito provincialismo ipocrita e sempre più malmesso, alla disperata ricerca di accrediti nei settori degli ambienti dove ormai è d’uso la recita di copioni da strapazzo, da un lato, e l’ omissione di impegno sulle reali e concrete problematiche, dall’altro. Oggi, il silenzio e la noncuranza da parte dello stesso gruppuscolo che mandò in onda la scenetta e che adesso tace con oscena indifferenza per il caso del giovane italiano ucciso da un tizio di colore e delle aberranti motivazioni scatenanti la sua ferocia, è il prevedibile sequel di una pagliacciata da saltimbanco. Imperdonabile; ma in linea con lo stile. Da rammentare bene. Come corollario della tragica vicenda. Specialmente in cabina elettorale dove con un semplice o avventato segno di croce rischiamo di mettere in croce l’intero Paese. Buon Natale.