Note a margine n. 66

SALVACONDOTTO? GRAZIE NO.

Nel febbraio del 2010, col titolo “CAPISCI A ME?”, pubblicai sul giornale che allora mi ospitava qualche mia riflessione sul concreto pericolo di un nuovo Piazzale Loreto e di nuove foibe per Berlusconi e compagni, e per i suoi elettori dei quali, dicono, si stiano già facendo nutrite liste informative. Utili il tam-tam di fb e anonime segnalazioni.
Prendevo spunto da una truculenta ipotesi-messaggio dell’ uomo di legge Luigi De Magistris il quale aveva pubblicamente proposto al Premier, in alternativa non si sa bene a che cosa, l’esilio con salvacondotto. Poi, meglio ponderando la portata della sua infelice sortita, l’ uomo di legge affermò che era stato solo uno scherzo. Dissero in molti che sono uno catastrofista nato. Me lo augurai di tutto cuore.
Successivamente, su questo stesso mio blog, nelle note a margine n. 12 del 6 gennaio 2011, col titolo “L’ODORE DI BRUCIATO”, scrivevo, tra l’altro: “…Presto, per potere tornare a vivere da uomini liberi, dovremo dotarci di preventiva omologazione giudiziaria, di un lasciapassare, di un salvacondotto speciale. A tutti gli altri, una bella stella gialla obbligatoria in bella vista sul braccio e poi un numero tatuato sull’avambraccio. Per i ghetti si stanno ponendo le basi, persuadendo la folla che è giusto che ciò avvenga. Ho già sentito qualcuno invocare la pena di morte e altri auspicare un nuovo Piazzale Loreto col tiranno, sostenitori e suoi elettori appesi per le palle, quelle che sono l’oscuro oggetto del desiderio di moltissimi, troppi, carenti ed esenti. Il va sans dire: per il diritto al saccheggio e all’assegnazione di ville varie da confiscare e destinare a loro centri, pare che gruppi ben definiti stiano già gareggiando tra loro a colpi di fair play, sotto l’attenta regia di fighetti televisivi, noti sbafatori a spese del canone tv. Gli orfanelli: spediti nelle colonie per l’infanzia specializzate della Romania, che – si sa bene – lì ricevono tanta cura amorevole e insegnamento così, la prossima volta, imparano a nascere figli di gente per bene e qui, in Italia, crescendo, non fanno più danno. Il tutto, però, ‘democraticamente’. A molti la marea della barbarie del 2° millennio, paventata da più parti e da tempi non sospetti, pare già cominciata…”.
Certo è che tra defezioni e ultimatum lanciati oggi a pioggia anche da politici perbenini e baciapile crociati che, dati i titoli accademici, dovrebbero capire la gravità di pubbliche affermazioni tipo “se se ne va gli lasciamo un salvacondotto…non ci vendichiamo…” riferito non a un golpista ma a un cittadino legittimato a governare dal responso democratico delle urne, le recenti indignate riflessioni di Guzzanti (volitante e davvero non tenero col Premier) reclamano attentissime ponderazioni sulla pericolosa situazione e accreditano come non inverosimile la diceria dell’esistenza delle liste dei dannati. E una urgente scelta alternativa: a) fuggire all’estero stile Battisti; b) riabilitarsi ad ogni costo agli occhi dei “liberatori” , quelli che si propongono per essere una bella classe governante del Paese, che non propongono un cazzo, non hanno dimostrato di saper fare un cazzo, di non avere in alcun conto, anche nell’emergenza internazionale, il bene del Paese, di saper approfittare del potere come gli altri e che camperebbero di rendita soltanto sulla recriminazione del “disastro in cui ci ha lasciato chi ha governato prima” di loro e che ci spolperebbero sino all’ osso per via degli appetiti arretrati. Per ora si accontentano di fare le loro brave Piazzate Loreto.
Io non posso fare né l’ uno né altro. Aspetterò che mi vengano a prendere a casa, in nome della loro democrazia, per farmi scontare la mia ostinata non appartenenza.
Qui dovrei terminare queste mie note; ma forse non è male riportare – per chi voglia leggerle – le mie ‘profetiche’ riflessioni del febbraio del 2010. Eccole.

201. Capisci a me? (febbraio 2010)
Specialmente in questo ultimo periodo preelettorale, in soccorso dei poveri partiti in stato ormai  preagonico irreversibile e per i quali nessuno pensa ancora ad una misericordiosa eutanasia, è tuttora in corso un vero e proprio accanimento terapeutico da parte di soggetti ricchi di speranze e di aspettative che mirano al loro recupero in vita mediante l’isolamento e la sopraffazione definitiva del virus pandemico Berlusconi. E i voti che mancano? E il consenso popolare revocato? Roba d’altri tempi, da democrazia obsoleta. Ci pensate alla fama mondiale di uno che passa alla storia per essere quello che ha distrutto il virus? Solo l’idea manda in orgasmo i concorrenti di questa gara all’ambito trofeo. Tartaglia ci ha provato a suo modo. Ma ci si aspettava qualcosa di più sostanzioso.
Tra le tante iniziative mirate che sbocciano qua e là – dalle santorate, alle travagliate, alle tartagliate, alle dipietrate, alle grillate, guzzantate, etc. –  non potevano mancare i tradizionali carichi da undici meneghini, non foss’altro che per fargli vedere (a quei loro colleghi delle Procure del povero sud in vena di velleitaria emulazione) che la classe è classe e le imitazioni, invece, manco per sogno.
Era nell’aria. Prevedibile. Più scontato che banale. Nell’ottica della continua caccia all’uomo con la tecnica dell’accerchiamento che consente di colpire anche alle spalle, in molti si aspettavano che i battitori riprendessero a tendere le reti da un momento all’altro. Ed infatti, ecco già il frastuono dei tamburi. I malpensanti mormorano che la paventata riforma giudiziaria in corso abbia scatenato anche un consistente volontariato di partecipanti alla battuta. Boh!
Come fossero ormai una specializzata task-force, una sezione speciale dell’organigramma giudiziario, i P.M. di Milano – che, sia chiaro, non sono i Pierini Milanesi della classe, come qualcuno continua a ripetere con battutacce da bar – hanno già scatenato la loro congeniale offensiva, ma, questa volta, anche nei confronti del rampollo Piersilvio. Perché? Perché, come dicono in certi ambienti di Calabria e Sicilia, in certi casi, è meglio far piazza pulita anche della discendenza e affini, senza tralasciare gli attacchi al patrimonio. Magari, con le confische là dove non giungono i raid incursionisti delle condanne ad astronomici risarcimenti in favore della CIR di Carlo De Benedetti e le relative esecuzioni forzate. Non si sa mai. La Lario, mangiata la foglia (e in attesa di mangiarsi tutto il resto), ha fatto appena in tempo a dissociarsi, pardon, a separarsi, e si è messa al sicuro “collaborando”. Forse, gli altri figli Barbara, Eleonora, Luigi e Marina sono già imputati in pectore, e il loro turno, magari, potrebbe essere già stato calendarizzato. Col fratello Paolo ci hanno già provato ma senza particolare soddisfazione. Ma stia in campana. E stiano attenti i cugini e le fidanzate, le amanti segrete, i giornalisti-pro, i fautori della recente riforma giudiziaria, Alfano in primis, e persino i lettori di certi giornali già per questo aggrediti per strada e, magari, già ‘attenzionati’: la cosiddetta trasversalità non perdona. E forse, qualcuno sta già ipotizzando, persino a carico degli elettori – quelli che, con il loro voto, hanno dato al premier il sostegno del consenso e la concreta possibilità di compiere malefatte – almeno l’imputazione del reato di favoreggiamento continuato. E perché no? Che ci si rimette a provarci? L’alternativa sarebbe la loro deportazione di massa, magari, quel tanto che basta per ridurne il numero e spaventare gli altri, ma mancano i gulag per la location. O la ‘rieducazione’ cambogiana. Chi di loro può essere certo di non essere già nelle ‘liste’ per il dopo-berlusconi?
Bene (si fa per dire): stiano tutti alla larga da piazzale Loreto. E dalle foibe. L’ipotesi-messaggio De Magistris dell’esilio con salvacondotto era solo uno scherzo. Lo ha detto lui, dopo. Uno scherzo subdolo; ma questo non lo ha detto.  “Capisci a me?”.
 

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