DEL PADRE E DEL FIGLIO
O.K. Grillo, almeno per questa volta, non ha recitato; è andato davvero fuori di testa e fuori dai denti ha sputato – con tutta la veemenza possibile – la sua angoscia di padre disperato per i fattacci che vengono attribuiti al figlio e compagnia bella in danno di una ragazza svedese. Il ragazzo e tre amici. Da privato cittadino, si è servito di face book per diffondere il suo messaggio in difesa del figlio che, per lui, è innocente dei crimini di cui in cronaca. Si parla di stupro di gruppo. Da padre, dubita visceralmente della versione della donna-vittima. Bypassando gli accertamenti pendenti, Grillo innocentista, interloquendo con nessuno in particolare, sostiene che fossero tutti consenzienti. Forse; forse tutti e quattro.
M’ha fatto persino pena, sentirlo straparlare quest’uomo giustizialista che, a priori, per anni ha massacrato a destra e a sinistra, senza pietà né un minimo di garantismo, ipnotizzando le piazze. Memoria corta. Ci è andata per sotto la magistratura; e, dalla parte del Movimento, pure i suoi affiliati e compari che non hanno preso la distanza e hanno dovuto abbozzare, minimizzare, sorvolare, bizantineggiare.
Brutta storia. Un’altra a sé. Che si aggiunge alla prima.
Non so, poi, su quale rete nazionale, ha fatto seguito, sia pure in tutt’altro tono e stile leggiadro, una dura reprimenda di Elena Boschi a difesa delle donne (come è giusto che sia) e della magistratura; gliene ha cantate a dovere, prima al Grillo padre e poi alla mamma del ragazzo, intervenuta a gamba tesa a difesa e assoluzione del proprio piezz ‘e core. La tesi e conclusione della Boschi sono state riabilitative della magistratura in cui avere piena fiducia, ché spetta solo alla magistratura stabilire colpe e innocenze, non certo ai genitori del Grillo jr.
Eppure, mi si apre un cassetto della memoria. 18.12.2015, Camera dei deputati, la parola a lei, proprio lei, la Boschi, che prende la parola in qualità di Ministra per le Riforme Costituzionali e per i rapporti col Parlamento, in piena funzione istituzionale e in pieno contesto istituzionale, telecamere aperte, interloquendo con i massimi rappresentanti del popolo, bypassando gli accertamenti pendenti, parla, parla del suo caso, della sua famiglia e, tra l’ altro, da figlia, si sofferma a difendere suo padre da certe brutte notorie storie bancarie, e a sostenere fermamente “...mio padre è una persona per bene e sono fiera di lui…” . Ma questo non doveva stabilirlo la magistratura e non lei, la figlia, lì, in quella sede e in quella veste? Tutto mandato in onda più volte. Così come, in questi giorni, le dichiarazioni della Boschi.
Viene spontaneo il paragone dei due casi difensivi, strettamente familiari, entrambi interpretati fideisticamente ad adiuvandum di una persona cara. Parole, toni, ed enfasi diverse. Ma l’animus?
Non credo, perciò. che la Boschi fosse oggi la più adatta come portavoce censoria. Memoria corta?
Un’altra storia, un’altra a sé. Chi, tra il personaggio privato e quello pubblico, ha fatto di peggio? Nisi caste…
Tutto avvilisce e tutto precipita