UN GIUDICE
In natura non rileva che la maggior parte della gente – come si usa ripetere litanicamente in queste occasioni – sia formata da brave persone; perché l’incidenza dei farabutti e assimilati, dolosi e/o colposi, a scendere nelle scale valoriali dell’etica e della capacità, ancorché costoro fossero davvero numericamente minoritari, è talmente agguerrita e diffusa da reagire egemonicamente in danno delle diverse ed intere collettività. Si che le sorti di un Paese, che si ritrovi deprivato, con effetto domino e per via di una esiziale reazione a catena, dell’audacia e dell’impegno dei capaci e degli onesti, per confisca, aggressiva e surrettizia, fattane dai più spregiudicati avventurieri e rampanti lestofanti utilmente organizzati, si allineano asintoticamente verso il basso fallimentare e lo zero.
Per effetto dell’assedio ostinato e delle incursioni concertate e pianificate con prezzolati corrispondenti interni – nemmeno tanto segretamente – entro le mura, la Città alza le braccia, china e scuote la testa, come al cospetto di un Destino che la vuole rudere di civiltà e terra di conquista. Sparsi, separati e appartati, silenziosi e intimiditi sono gli ultimi, sporadici sussulti di libertà, persino di pensiero e di parola. Che ognuno vuole e non sa di averla. La frode e l’inganno, d’imperio stabiliscono il bene e il male, possono avere la meglio. Ma non è per sempre. C’è sempre il momento del risveglio. E servirà cercare e trovare un Giudice. A noi spetta di conservarne buona memoria.
Loi storico Johan Huizinga parla in un suo splendido libro della Crisi della iCivilltà….Come avrebbe intritolato un libro scritto oggi…. Il crollo di titto?