DECAMERONE
O.K. Non ci voleva molto. Le dieci giornate in villa Doria Pamphili, ambiente staccato dalle zone a rischio contagio, passate a novellare; il trionfo dell’esercizio dell’abilità della parola mette in bella mostra, tra l’altro, vizi e difetti dei potenti che coniugano le intenzioni al futuro non tanto prossimo venturo. Ricco e raffinato il buffet, ricchissimi i confort declinati al benessere e dell’abbondanza a tutto tondo. Non c’è la peste a Firenze, ma il Covid19 s’adatta a pennello alla rivisitazione scenografica e di regia. Chissà dove, come e quando; in quale testa sarà germinata l’idea e in quale bocca sbocciate le parole d’accompagnamento per farla accettare, condividere e realizzare. A tempo perso, nelle pause di ricreazione. Tra una cosa seria e l’altra. Alla chetichella, aum aum, mi raccomando. Nessuno – tranne gli amichetti di merenda – ne sapeva niente fino a poco prima, eppure pochi si sono sorpresi al momento dell’annuncio.
Pampinea, Fiammetta, Filomena, Emilia, Lauretta, Neifile, Elissa, e i tre baldi Panfilo, Filostrato e Dioneo: ci son tutte e tutti. Cambiano i nomi, ma facili da identificare; con i dovuti travestimenti le parti sono adattate, lo svecchiamento tracima nell’ ostentazione dello sfarzo più che nello sforzo di concretare ciò che serve al Paese, ora e qui. Gaudeamus igitur. Mandate il conto a casa. Pronta cassa.
E’ il Decamerone sartoriale ribattezzato – un po’ a cazzo – ‘Stati Generali’ con un plateale ammiccamento arruffianante ad ampio spettro. A scanso di equivoci, a futura memoria.
Ser Giovanni non s’adombri come tutto farebbe pur credere a giusta ragione. C’è chi ha ben donde di siffatte ciufole per imbufalirsi davvero e andare a rivoltare le tavole, ma ancora si frena, non sappiamo sino a quando. Ma par pur questa una novella assai licenziosa. E conciossiacosaché indecentemente abusiva.
ci son tutti………..senza necessità di commenti
Arguto accostamento in una sintesi divertente che evoca il dramma con la giusta disapprovazione.