COMPLOTTI E PALLE
“non crederai mica che…”, “non dirmi che davvero credi che…”, “ ah, ma allora tu non sai che…” queste e altre similari sono le introduzioni dialogiche del tipetto che tende a sorprenderti. Mettendoti al cospetto di una ‘realtà del dietro’ a cui non avresti mai pensato da solo, non ci saresti mai arrivato da te, il complottista tende a guadagnare – rapidamente e a poco prezzo – la tua attenzione e la tua supervalutazione della sua persona, almeno un gradino più su. E, quanto più lui ti vede rimuginare – lo ti si legge in faccia – sul perché non ci hai pensato tu prima, lui guadagna punti e ti distacca in classifica affondando la lama e rigirandola nella tua ferita per la goduria di lasciarti addosso la sua griffe. Dei furbi, concetto cromosomico made in Italy, vanamente imitato, anche per mancanza di un termine perfettamente adeguato in altre lingue. Che pure “scaltro” pecca di approssimazione per difetto; mentre “intelligente” ci porta in un’altra dimensione lessicofattuale e al ‘furbo’ gli fa un baffo. Il fatto ti deprime persino; e se non lo eri già prima, diventi fatalista e scuoti la testa in segno di resa. Se lo hai letto, ti senti don Chisciotte che riprende un attimo di coscienza di sé; e magari ti convinci che, se non hai pure tu un complotto di sostegno, non hai speranze.
Mo, non voglio dire che i complotti non esistano o che, esistendo in natura, vengano sdegnosamente accantonati, rifiutati come progetto, metodo, escamotage, indegno, da persone probe come siamo tutti. Anche perché, assumendo un siffatta teoria, sarebbe più o meno come procedere mettendo la scarpa nella cacca e non accorgersene o facendo finta di nulla per non perdere l’aplomb del navigato. Dobbiamo fare nomi, categorie al disopra di ogni sospetto e privilegio, …? Scusate, mo ho perso il filo. E’ l’ emozione. Ah, ecco, volevo dire che il complotto, spesso, non è voluto a priori, ma è ricostruito a posteriori dai tuttodietrologi per far quadrare le cose, gli eventi accaduti e darne una spiegazione coûte que coûte e non fare scena muta, non perdere il vantaggio su chi ci crede superfreud o 007, tradendone le aspettative. Dopo aver lavorato tanto per dare ad intendere di essere uno au milieu. Un up date. E non quel tappo di spumante scaduto che siamo.
Peraltro, più spesso di quanto non si creda, accade anche che le cose si combinino da sole e ne esca un concerto che troppe volte, a nostro gusto e tendenza, ascriviamo, poi, ad elaborazioni di menti kafkiane o rasputine. Che, pure, esistono; ma che, il più delle volte, sono soltanto nostre mentali assegnazioni abusive o ammiccanti appropriazioni indebite perpetrate da personaggi da quattro palle un soldo.
Mi piace, mi piace, mi piace! divertente, sobrio, leggero, godibilissimo, per sorridere, sia pure amaramente. Un’analisi verace di un aspetto del fenomeno senza arzigogoli e fronzoli. Che sta complottando, prof?