Note a margine n. 634

TODOS CABALLEROS?


Qualcuno sostiene che i giovani studenti giunti alla soglia del termine della loro carriera senza aver potuto percorrere con un minimo di assidua frequenza l’ ultimo tratto del loro percorso di studi scolastici, restando diligentemente in casa durante i lunghi periodi di ‘coprifuoco pandemico’, hanno perciò stesso dimostrato di aver raggiunto un sufficiente senso di maturità. Ergo, la inutilità del relativo consueto esame. Tutti promossi in automatismo. Oggi si parla di esami formato mignon. Devo dissentire. ‘Todos caballeros’ alla Carlo V?
Gli esami che concludono la carriera scolastica non mirano ad accertare la maturità biomentale del candidato. Le Commissioni non sono composte da psicologi. Assieme alla generica capacità di discernimento, va accertata la capacità di organizzazione e comunicazione del pensiero in espressione orale e scritta, va accertata la capacità percettiva del pensiero altrui esposto oralmente o in forma scritta, va accertata la capacità in rapporto allo specifico tipo di studi seguito.
Perciò, ben distinguendo, si parla di maturità classica, maturità scientifica, magistrale, artistica, tecnico-commerciale, etc.
In sede di esami per la maturità che concludono col diploma la carriera scolastica dello studente (Esami di Stato), le prove sono solo in parte comuni; nel resto sono strutturate diversamente, in base all’indirizzo, in modo da verificare e poter certificare l’attitudine abilitante all’esercizio della professione (v.es. ragioniere, geometra, etc. nell’ interesse della collettività che deve poter far affidamento sulla autenticità sostanziale del titolo) o la capacità a proseguire gli studi a livello universitario. Di ‘dilettanti allo sbaraglio’ ai vertici di carriera – per grazia ricevuta – ne abbiamo e ne vediamo fin troppi; e ne subiamo dannose conseguenze.
Un maturo scientifico di liceo classico non è uguale ad un maturo di liceo artistico, scientifico, tecnico, etc. Diversi gli indirizzi, diversi i programmi, diverse le formazioni e le attitudini.
Resta il grosso problema contingente della pandemia Covid19 che, questo anno, ha impedito la maggior parte dell’ ultimo tratto del percorso formativo scolastico, se resta vero il principio che la scuola deve formare e non solo informare. Per la vita, ma anche per la eventuale prosecuzione degli ulteriori studi; e, a questo proposito, più razionale sarebbe il principio che l’ ammissione ad un corso di studi superiore non fosse decisa dalla struttura di provenienza ma molto più convenientemente da quella di accesso in ragione della specifica conoscenza della nuova realtà studiorum.
Il problema esiste ed è tale da riversare nocive ricadute su migliaia di studenti, famiglie e società. Ma, la sua soluzione non può essere lasciata solo alla sbrigativa valutazione di elementi esogeni che crei una dubbia categoria di ‘diplomati d’annata’ a vita.
La soluzione deve essere tale da creare altri ancora più gravi per lo stesso studente persuaso che possa bastargli un bagaglio cognitivo inesistente o fortemente carente, o la collettività, spacciando, tout court e senza verifiche, titoli solo formali cui non corrispondono per davvero i contenuti.
Ricordiamo ancora il decreto n. 69, in virtù del quale i magistrati ‘togliattini’, laureati in giurisprudenza che – prima in 200 e poi in altri 262 tra il 31 dicembre del 1946 e il 7 dicembre del 1947 – furono immessi in ruolo senza concorso? Che roba!

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