ANELLI
Il viluppo armonico in cui si intrecciano i corpi e i legami spirituali tra padre e figlio è sublimemente rappresentato dal famoso gruppo marmoreo seicentesco – oltre 2 mt – del Bernini. Una unità trina, dove le braccia e la gambe della figura centrale di Enea – in fuga da Troia, cercando di mettere in salvo il vecchio padre Anchise ed il piccolo Ascanio – sembrano radici che protrudono a protezione di quelle dei due più deboli. Traspare la rilevanza della sacralità del vincolo naturale che unisce il segmento di tre generazioni, che non può essere né pretermesso né trascurato; è la legge che mantiene in vita la continuità dell’Umanità. Ogni essere umano ne è anello della sequenza vitale e, pertanto, deve “tenere”. E si sa, ogni catena è debole come il più debole dei suoi anelli. Oggi, troppo spesso, incolpevolmente o volontariamente, siamo o ci comportiamo da anelli deboli, trascurando o addirittura dileggiando il vecchio arrugginito anello precedente a cui ci siamo trovati attaccati, sovente con stolta insofferenza, e, non di rado, negligendo quello che teniamo appresso, a volte troppo teso, altre volte troppo lento. Il danno o il beneficio, infine, si riversa su tutti: secondo il Destino o la volontà del Creatore. Questo penso, nel mio piccolo, calato in quest’atmosfera di sospensione di vita, dove “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti). Sempre letta, ma mai capita e percepita così bene come in queste ore. E ciascuno si dibatte e prega il suo Dio:per restare in vita o trovare le parole per dirsi veramente addio.