LA PILA
Altro che la pila di giravolta. Ad aprire le danze politicabarettiste della zompettante pizzica pre e postumbratile fu la celiante lauranoncè che, alla cavalcanti pietro, di recente ha messo prudentemente una mano avanti e l’altra dietro: ‘io non sono mai stata comunista’. Boutade seriosa, ma autentica pisse de rire ecumenica; tanto è improbabile trovare un babbione che ignori le militanze prestate e locations frequentate – oltre all’alta boutiquerie – dalla tizia, s’intende, rigorosamente declinata dalla griffe al femminile. Ci tiene e ci tese. Con l’abbondante codazzo abboldriante delle pirlomani idiomaniacali generiche e specializzati frivolitanti, dei buonistanti quattrostagioni poltromani e strapuntinomani, degli onganici, dei freudiati emo e epididimorfici. Ruffiani e paraculi inclusi o collegati.
Altro che pila di giravolta. Il loffiabesco politicolor tiene a repertorio di memoria, ancora ben evidenziato, il non meno ameno, ‘sarò l’avvocato di tutti gli italiani’ (di parte e di controparte, si vide) che, poi, assieme agli sbandierati quanto misteriosi stages esotici, fece da apripista ai dubbi dell’infedele patrocinio non appena s’ebbe sentore della sua svoglia di intervenire nel modo giusto per gli italiani mettendo a posto i testicoloclasti pronti gettarci tutti nel pattume dell’umido e dell’onganico, menandoci in gregge all’europascolo. Mentre lui, piuttosto a vuoto – già apostrofato pupazzo e, altrove, marionetta, ed oggi miracolosamente riabilitato dalle stesse fonti facciaculiste giravolta – fa il disinvolto homo novus, l’uomo fresco fresco di giornata giunto dall’europaesemio, noi ci sentiamo sempre più smerdati nell’europastrocchio. Altri gozzovigliano ad libitum nell’europacchia: dalle lucrose onganizzazioni, su su, sino alla sacrofacente chiesa europanteista vaticanavigante che non spinge a meditare ma a mediterreneare.
Altro che pila di giravolta. Nel bel mezzo di un grosso mucchio di altre cosette varie che – ahimè sciocchi noi! – ci sembrano più serie, apprendiamo, tuttavia con profonda soddisfazione da visibilio, che i posteri scabini e giuresconsulti ‘repertorieranno’ il casus belli nazionale del secolo. Una specie di accadimento giudiziario terapeutico. Quello che ha mandato a finire in Cassazione, sempre più suprema, il davvero contrastato diritto scolastico al consumo del sacrofacente panino da casa, relegato a sommarsi alla sequela dei diritti negati, dei divieti in odore – pardon, in autorevolezzo – di una horribilis psicocosa crescente mentre loscorianti e loscoreggianti politici continuano, col sorriso a stampo, a proclamare libertà e democrazia; ma non troppo. Ridi pagliaccio…Si salva, per ora, la bottiglietta d’acqua, ma qualcuno già ci ha fatto un pensierino. Notizie sulla carta igienica da casa, non pervenute. Un tormentato quid iuris?
Tra salvaguardie e ladri, il fellazionariato ecclesiale incombe vigilante romosservatore dell’avvenire e della famiglia cristiana allargata; e ha lanciato un opa per bamboleggianti e volenterosi monsignori yes men/yes baby/yes women. Molti i fedelincazzati di brutto, ma non mancano i fedelignavi: in hoc signo rante vinces. Dicono che il bianco boss stia proprio nero: il nero gesuita sarà il profetico ultimo papa nero? Fumate nere, fumate bianche; ma che si fumano…?!
Questo, a braccio, solo per dirne qualcuna; per tutto l’altro, purtroppo, dobbiamo rigorosamente tacere.
Insomma, in breve: ci hanno fatto un europaio di palle così, la situazione è difficile e c’ha eurutt ‘o cazze alla grande.
A qualcun altro, però, in particolare nel cororosicante delle aspettative ‘sperimentali’ del duo, simildopato apripista, risultato un apripisticchio, lo stomaco s’intorcina di brutto; ma – come suol dirsi – : chi è causa del suo malox… Sul piccolo schermo le solite dinamitardone cianciano a ruota libera sgomitando e facendo le giornaliste in vetrina.
Piccola nostra consolazione: raccontarla così, a futura memoria. E a cazzo; così come pure a cazzo sono gli eventi che ci stanno travolgendo.
In attesa delle sospirate votazioni, siamo almeno votivi; stomachevolenti o nolenti, accendiamo lampade a S. Didimo. Che, per assonanza, eleggiamo a patrono e protettore dei nostri oberati testicoli.
Nel mio piccolo. Più o meno.