MARIUOLI
In qualcuno che elogia l’esecutivo in carica, percepisco una inusitata chiave di lettura ed un codice interpretativo – che francamente invidio – marcatamente positivi dell’ attuale realtà sociopolitica. Frutto di una scelta di pancia, disperata, ultima ratio, inconsapevole salto nel buio (io fra gli altri), più che – come da qualcuno si sostiene ed io non condivido – “abbiamo scelto con senso di responsabilità le persone che sapevamo ci avrebbero traghettato fuori dalla palude in cui la sinistra ci aveva gettato”. L’alternativa era quella di chinare fatalisticamente la testa e omologare a tempo indeterminato metodi, programmi, atteggiamenti, abusi, prosopopee, fasulllerie che spaziavano dai climaterici fancazzismi lessicali alle avidità personalistiche, sputtanamenti e paraculerie, etc. Infatti, furono in pochi gli ‘ultimi giapponesi’ ad arroccarsi per blindarsi alla men peggio assieme al loro sacco di cianfrusaglie parapolitiche. Gli altri, in molti, necessitavamo di cambiamento a tutti i costi. Già, a tutti i costi: perché nell’ansia al limite del parossismo di voler uscire dalla palude si può anche finire per cadere nel burrone irto di dirupi e pieno di nulla. O anche solo del trito e ritrito ciarpame riciclato riproposto per nuovo, sfacciatamente infiocchettato. Io penso che ancora una volta gli italiani non hanno scelto; una scelta obbligata non è una scelta. Così come non lo è una scelta sguarnita di conoscenza e con gli addobbi dei pregiudizi. Ma forse, così come non siamo ancora riusciti ad essere un popolo, sbeffeggiamo la nazione e tutto quanto le appartiene di storia (quella che non ce la può togliere nessuno e che, perciò, ce la sputtaniamo da soli), da sx e dai vertici istituzionali si offende e si irride idiotescamente alla famiglia, cosi come stiamo via via dilapidando la fede nella reale democrazia e la fiducia nella giustizia, stiamo stoltamente spendendo i residui sprazzi di intelligenza dietro i depistaggi di un destino che ci si accanisce contro, e ci porta ai pascoli. Dietro le pastorelle neo giovanned’arco-pippi calzelunghe, le mille madonne che qua e là lacrimano sangue, disperati innamorati in cerca di un prodigio, di un fenomeno, di un miracolo, di un eroe, di un alieno, di un salvifico deus ex machina. Che più di ciò che – sotto forma di sorte – già ci ha dato e abbiamo prodigalmente scialacquato o ci stiamo beotamente facendo scippare, non ci darà altro. Perché sarebbe inutile. E sprecato. Forse, a molti qualcuno riuscirà pure di sgraffignare qualcos’altro; in fondo, fra i mille cambiamenti tecnologici e gli aborti pseudoetici tenuti a battesimo dal politically correct, restiamo ciò per cui Montanelli fu trascinato in giudizio penale, nel 1961, per ‘vilipendio alla nazione’, su denuncia di una che non digerì d’aver letto, scritto da quello su L’Europeo, “nel suo insieme, il nostro è un popolo di mariuoli”, mentre si disquisiva di ‘Donne italiane e la disperata caccia al marito’. Assolto. Oggi passerebbe pateticamente inosservato. E’ l’epopea del pacco, paccotto e contropaccotto. Diciamocelo.