CHE BELLO...
uno sbirro in meno” ha scritto un utente su facebook in occasione della tragica morte di un agente della polstrada, Angelo Spadaro. E’ seguita denuncia della Spa.
Questo tipo di manifestazioni affonda le sue radici in una pluralità di concause che mi è difficile identificare specie quando l’autore di certe imprese ben definite – forse per via di esiti di vuoti, distorsioni educative e personali esperienze specifiche, non escluso l’intento revanchista – professa un mal inteso senso di libertà senza regole, avendone egli accettata solo una, comoda, seducente, egocentrica, egotista, egolalica, direi anche solipsista nell’ imprinting genitoriale: “Figlio mio, sii sempre te stesso”. Che equivale “segui il tuo istinto, fa’ che cazzo vuoi”. Forse mai, come in questo tempo, si attribuisce così scarso valore al rispetto dell’altro e così tanto alla sopraffazione e allo svilimento dell’altro da sé. Più che protagonisti della propria vita, spesso si avverte la smania incontenibile di essere “eroi”, non conta se nella negatività della trasgressione, magari per l’intima esigenza emergere in seno al gruppo, conquistarne la considerazione, il comando. E’ difficile, infatti, che certe ‘audacie’ si consumino senza un minimo di platea che ne riporti impressioni di ammirazione e attribuisca riconoscimenti, e possa raccontarlo accrescendo la “fama” del campione. Il quale, sovente, preso da solo è un misero vile. Il video telefonino che immortala certe gesta è ossigeno per esseri che, per scarsa resilienza (forse anche incolpevole) hanno subito una deformazione dalle forti pressioni di una vita a cui nessuno li ha davvero preparati prima e ben retribuiti poi col coraggio didattico del castigo, quando è il tempo di pagare l’ingiusto danno arrecato ad altri. Come è giusto che sia. Più o meno.