Note a margine n. 597

CHI VIDEO VIDEO, CHI AUDIO AUDIO

La solita retorica ad opponendum sinistrossa non perde occasione per teorizzare in polemica unidirezionale persino col buon senso e, nello specifico, spinge la propria spregiudicatezza nell’anteporre il valore giuridico della privacy a quello all’integrità psicofisica di esseri umani – peraltro, particolarmente bisognosi di peculiari attenzioni – sui quali, a tempo pieno o no, venga esercitato un qualsiasi potere. Potere che – a voler seguire le cronache – sempre più spesso deborda i giusti limiti funzionali, stimola istinti sopraffattori trasformandoli in atteggiamenti disumani, specie là dove questi ultimi possono far conto sulla consapevolezza del non controllo e diventa assoluto. Si pensi ai bambini, agli ospedalizzati, agli anziani, ai portatori d’handycap; senza escludere i soggetti che si trovino in completa balia e sottomissione, costrette nella disperata solitudine di un letto o di una scrivania, o ristrette in quell’ altra annichilente di una cella, e ad alto rischio ritorsivo, di persone immensamente forti di poteri statali, comodi ammiccamenti familiari ciechi o non desiderosi di vedere, deformate da ritualità violente, da omertose complicità, da rabbiose rappresaglie, esiti da represse frustrazioni, pericolosi revanchismi, anche familiari. Parliamo, ad esempio, di maestri, badanti, infermieri, guardie carcerarie, militari nonnisti, bulli, superiori, etc.
Nel concreto, non basterebbero nemmeno le metodiche visite psicosomatiche attitudinali, considerato che, nei controlli di routine le deformazioni ben possono essere dissimulate o sottovalutate; e rilevato che la cronaca ci sta offrendo lunghe compilation di sorprendenti exploit di persone che sino ad un attimo prima erano o sembravano perfettamente ‘normali’.
Che il bene giuridico ‘riservatezza’ (nella specie, sul posto di lavoro), frutto di diritto positivo, sia secondario rispetto alle priorità del bene della vita e dell’integrità psicofisica (in re ipsa nel diritto naturale) lo riconosce lo stesso legislatore quando – da sempre, e con funzione retributiva e dissuasiva – sanziona ben più pesantemente le violazioni dei secondi (dove maggiormente si avvertono i disvalori etici e sociali rispetto alle violazioni del primo.
Le pindariche intenzioni teoriche dell’accademico prof. Gino Giugni, frutto di una ideologia poi miseramente processata e condannata dalla storia e da molto già antistorica, prendono le mosse dalla L. 300/70 (Statuto dei Lavoratori) poi modificato dalla L. 92/12 , là dove all’art.4, tra l’altro, stabiliva il divieto di uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori. Si è visto come andò a finire siffatto raffinato riguardo. Vogliamo fare qualche nome di questo tristo campionario? Vogliamo aggiungerci qualche nome di qualche vittima, di qualche suicida? Solo le coscienze perverse o sporche possono opporsi.
Personale di controllo continuo in loco, dunque, o uso di utili impianti audiovisivi, per frenare, per prevenire, per punire. Assolutamente, non più differibile. I danni che ne derivano giornalmente li reclamano a gran voce; e il legislatore di un Paese civile non può più – senza sua gravissima colpa – continuare a rendersene complice o restare indifferente. E anche noi, le famiglie, non ne possiamo più. Non sarà un deterrente perfetto (non lo è nemmeno la sanzione penale); ma servirà a salvare qualche anima e a mettere in buona luce i meriti di un lavoro ben fatto. Accidenti!

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