BRUTTA RAZZA
Leggo; Dichiarazione sulla razza, Parigi, UNESCO, 1950: “In materia di razze, le uniche caratteristiche che gli antropologi possono efficacemente utilizzare come base per le classificazioni sono quelle fisiche e fisiologiche. In base alle conoscenze attuali non vi è alcuna prova che i gruppi dell’umanità differiscano nelle loro caratteristiche mentali innate, riguardo all’intelligenza o al comportamento”.
Treccani; cerco ‘razzismo’, voglio tentare di farmi un concetto corretto, più definito di quello abbastanza volatile del medio circolante. Leggo, tra l’altro: “ in senso ampio…complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizi sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori…”
In tale senso, è razzismo ogni pregiudizio, criterio valutativo che sia fonte di discriminazione verso categorie sociali ritenute inferiori per caratteristiche fisiche o mentali, biologiche o culturali.
Insomma, bisogna prenderne atto: esiste e si professa anche un razzismo, partito surrettiziamente, poi malcelato ed ora grossolanamente conclamato, nei confronti di mentalità diverse, più o meno diffuso, che, sostenuto dalla supposizione della loro inferiorità antropologica, legittimerebbe la radicata presunzione di superiorità etica-sociale di gruppi sociali nei confronti di altri. I quali sarebbero da emarginare e ai quali non vengono riconosciuti le stesse valenze sociali e individuali, lo stesso rispetto, le stesse libertà e gli stessi diritti di esistere di cui godono gli altri, a cominciare dal settore sociopolitico.
Su questo piano, infatti, vediamo scatenarsi, in forme diverse, l’aggressività di arroganze, sussieghi, disprezzi conclamati, snobismi e puzzette al naso nei migliori dei casi, anche da parte di movimenti e ideologie politiche che, invece, professano principi di uguaglianza, di equità, di solidarietà, di socialità, come propri vessilli e proprie cifre identificative essenziali; che si fanno fautori di ogni diversità, sostenitori servili di capricci e non solo di vere esigenze, ma sono fortemente ostili a quella di pensiero sociopolitico, e non perdono occasione per rilevare e denunciare casi di razzismo in ogni sua possibile forma, quello vero, ma anche quando trattasi di tutt’altro ma viene comodo e opportuno farlo passare per quello.
Purtroppo, occorre prendere atto che questa curiosa sindrome – questa sì, è puro, diffuso, osceno razzismo a tutto campo, autorizzato, immune – da un lato è assai autoesaltante, dall’altro è assai conveniente per chi furbescamente voglia accreditarsi e promuoversi nei diversi settori sociali, dalla politica all’arte, persino, facendo affidamento sul sostegno delle sempreverdi sciccherie ideologiche tuttora ancorate a polverose o addirittura decrepite qualificazioni che ormai non definiscono nulla.
Il tutto con l’appagata benedizione dei partiti politici che su questa indecenza etica possono continuare ad esistere ed in nome della ‘democrazia’ trasformano l’opposizione in boicottaggio, in ostruzionismo, in sabotaggio, in guerre sante, in truci Crociate. “Per il bene del Paese”.
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