Note a margine n. 577

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DIRITTO DI PANCIA

Con la notoria rapidità delle notizie fasulle, sta dilagando l’idea, davvero balzana, che a favore di persone anziane o con disabilità, e delle donne in gravidanza esista il diritto di ‘scavalcamento’, di evitare, cioè, il fastidio di attendere il proprio turno in fila con gli altri, agli sportelli, alle casse, etc.
Dai supermercati agli uffici privati e pubblici, etc. accade di dover assistere o di dover subire vere e proprie prepotenze, spesso sostenute da furberie e simulazioni, anche col semplice silenzio da parte di addetti a casse e sportelli in genere, intimiditi o inconsapevoli, incapaci di attenersi all’ordine di attesa della fila composta anche da anziani, invalidi discreti educati e donne incinta che non reclamano privilegi inesistenti; che, al limite, chiedono garbatamente una cortesia raramente negata.
Meglio chiarirlo subito: in Italia non esiste alcuna legge che stabilisca il diritto di non attendere in fila con gli altri, il “diritto a scavalcare”. Sia per gli invalidi – a maggior ragione quelli assistiti da accompagnamento, retribuito con i nostri soldi – sia alle gestanti. Non esiste alcuna legge in tali sensi, ma soltanto iniziative di privati che allestiscono punti di attesa riservati debitamente indicati.
Quanto alla gravidanza – che, in ogni caso, sarebbe oltremodo ridicolo assimilare alla inabilità, p.e. di un soggetto non autonomo nella deambulazione o altro – è stato più volte detto e ribadito che la gravidanza non è una malattia e che la donna incinta non è persona affetta da malattia invalidante né da sofferenze croniche. Nessuno di loro, salvi casi particolari; ma in questi casi, le interessate restano a casa. E, in ogni caso, non spetta alle addette a casse e sportelli di decidere in merito.
La gestante non costretta al letto o al riposo forzato non può pretendere che il mondo debba girare intorno a sé quando esce di casa. La signora col pancione (o pancino) che arriva alla fila del supermercato spingendo il suo carrello, ha effettuato tutti i movimenti e gli sforzi necessari per riempirlo di prodotti di ogni genere, peso ed ingombro, dopo averli cercati e averli afferrati dai diversi scaffali non sempre facilmente raggiungibili. Poi imbusta il tutto, e lo trasporta e carica nella sua autovettura che guida fino a casa, o ci va a piedi, scarica e ripone la spesa ai suoi posti. Ma restare in fila qualche minuto in più, questo no. Le più aggressive ed ignoranti reclamano con arroganza un inesistente diritto di precedenza, e se, tra gli altri in attesa, qualcuno sente l’obbligo civile della pura cortesia a gentile richiesta, pochi sono disposti fantozzianamente a subire il sopruso di una precedenza fai da te, pretesa e imposta.
Questo, per restare nel certo; ma chi non ha visto queste ‘handicappate part time’ attivarsi al lavoro in casa, negli uffici, nei negozi; andare a cinema o a teatro; o scatenarsi nelle palestre, nelle piste e nelle scuole di ballo, nelle piscine, sulle biciclette, sulle moto, al volante, giocare in gruppo sulle battigie delle spiagge, abbuffarsi in pizzerie o ristoranti, correre e affannarsi dietro ai pargoletti sulla sabbia, portarli in braccio, etc. Ho assistito personalmente alla scena pietosa di due furie al banco dei salumi litigarsi con sorprendente energia persino la precedenza per il fatto d’essere l’una più incinta dell’altra.
E, tanto per essere chiari sino in fondo: chi pensa che queste ‘eroine’ della Patria, queste sacrificali sacerdotesse della sopravvivenza del genere umano, si astengano da scopate acrobatiche e relative contorsioni accessorie, o che pratichino ‘dritte’ per copule accelerate e sbrigative scavalcando le preliminari ‘attese tecniche’? Ma dai!

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