POESIE METASEMANTICHE (TRIBUTO A FOSCO MARAINI)
Ho appena pubblicato.
Dalla presentazione: Se non fosse per il rischio di peccare d’immodestia, le avrei titolate «Le Lonfiche» per doveroso, piccolo tributo al grande Fosco Maraini, autore di Gnosi delle Fànfole, del 1966, sulla scia di esperimenti già avviati da Lewis Carrol e Cortàzar. Lo farò soltanto in pectore, nel riserbo della mente.
Insomma, Maraini è l’autore – tra le altre – de Il lonfo che ha conosciuto interpreti e lettori magistrali del calibro di Gigi Proietti, e quello di grandiosa tenerezza della piccolissima Maddy Paris con papà Andrea divertito suggeritore, ormai grandicella, con i gustosissimi passaggi di Karl Esse (Sergio Carlacchiani) che ho avuto la fortuna di trovare e ascoltare su Youtube. E, assieme, preziose letture originali dello stesso Maraini. Provare per credere. Senza nulla togliere allo stuzzicante Chi l’avrebbe detto? di Alfredo Giuliani, del 1973. E volendo qui tacere degli altri illustri autori nostrani (es. Buzzati, Eco, Landolfi,…) e stranieri.
E la metasemantica? Una «cosa» tra il grammelot, il non sense ed il gergo; e certamente altro ancora. Meglio non so dire e dovrei inventare un termine acconcio, tipo Euforismi – Polisemia epidittica di qualche idea bislacca che, però, ho già pubblicato in lingua nel lontano 1996 – Edizioni dal Sud.
Allora, me la cavo riportandone la definizione di Matteo Risoldi «…un linguaggio basato sulle stesse regole del nostro linguaggio, ma contenente, in parte, parole inventate, che assumono il significato in base a fattori diversi (onomatopee, contesto, forma della parola…». Il quale Risoldi informa pure che… «Esiste anche un disco, con lo stesso titolo del libro, di Massimo Altomare e Stefano Bollani, che contiene queste poesie in musica (lo stesso Maraini suggerisce infatti di cantarle)».
E voglio anche citare la eccezionale recente parodia di Alessandra Celano, Il Ponfo, esemplare poesia esantematica (con una M a parte, dice lei) scritta «in questi giorni di guerra…» «vaccina», e che ho scoperto nel suo sito Piove sul bugnato; semplicemente geniale
Per quanto mi riguarda: io ci ho messo i titoli, giusto per avere un mio filo di lavoro, un tema di scrittura. Ma voi siate creativi, metteteci cuore e pancia, giocateci a piacere come dando forme alla duttile plastilina; mettete alla prova la vostra capacità di evocare suoni e di suggerire immagini diverse; provate pure a dargliene un altro dei mille sensi possibili, e poi, a leggere su misura, cambiando toni, pause… Andrà benissimo, se vi divertirete. E, perché no: qualche psicologo o psicoterapeuta potrebbe anche servirsene come test.
Alla fine, gli originali di queste mie poesie «polisemantiche» resteranno sempre e solo roba mia. Come tutto il resto della mia produzione che ho già scritto in italiano. Divertendomi molto meno che in questo caso. Perché, in questo caso c’è che mi rallegra anche il pensiero di poterla fare franca; e sì, considerata la sopravvenuta difficoltà di potersi esprimere liberamente senza cadere nella tirannide repressiva del politically incorrect e in quella dissuasiva-punitiva delle severe sanzioni assegnate dai rigorosissimi censori e inesorabili inquisitori lessicomani che si occupano a tempo pieno delle parole sì e delle parole no.
Certo, resta sempre il pericolo che qualcuno mi legga nel pensiero, nelle intenzioni, e le interpreti a suo comodo. Ma, se nella vita non ti arrendi del tutto e non opti per il sistema delle tre scimmiette sagge di Toshogu di Nikko o per il metodo «pizzini», qualche rischio devi pur correrlo!
Dalla quarta di copertina:
Prima di decidere la pubblicazione di questo libriccino che raccoglie ‘cose un po’ così‘ – scritte soltanto per mio puro amusement ma anche per un certo intimo anelito liberatorio da un crescente senso di oppressione lessicale esercitato dal politically correct accreditato agli apici della rigorosa intellighenzia nostrana, percepito quasi drammaticamente – dicevo, prima di decidere la pubblicazione, mi ero divertito soltanto a leggerle a qualcuno, ovviamente, sberleffando a modo mio. Così, tanto per ridere, se possibile, dicendo poco o nulla. In apparenza.
E’ accaduto, tuttavia, che, alla fine, qualcuno, torcendo la bocca, m’ha detto “ma questo è di destra…”; e che altri ha sentenziato, più o meno,”…questo è di sinistra”. Un altro non si è sbilanciato, e ha dichiarato con l’ espressione di uno che riflette: “inquietante…”. Bingo!
E’ stato decisivo; è stato allora, infatti, che, triconfuso e blaveriato da questo interflappio trispallico, ho immaginato di poter dare alle stampe e condividere con quei pochi che ancora si ricordano di me e con qualcuno di tutti gli altri che nemmeno sanno che esisto. E restare a vedere l’effetto che fa.
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