NON HO PAROLE...
del tipo consentito, usato sicuro, senza i pericolosi effetti collaterali che giorno per giorno si annettono per effetto della massima giurisprudenza che, ormai, ci fa il carotaggio del cervello e ritiene di scoprire significati ed intenti sanzionabili.
Oggi, è stato solo il caso che mi ha fatto scoprire l’ ennesima realtà interpretativa, scorrendo un quotidiano lasciato ai clienti in un bar. L’ho scampata bella. Così ha deciso la Cassazione dopo lungo ed articolato processo. Si teme la creazione di un Ministero ad hoc, quello della psiche e dintorni, per l’intercettazione e l’accertamento della mente, di ciò che pensate o che avreste potuto pensare. Tra gli altri cazzarumi salottieri, la mejo intellighenzia italiana ci ha messo pure il reato di silenzio: chi tace è complice. Immaginate un poveraccio che, dovendo lavorare veramente per campare, si è persa la notizia e, magari, ci ha le palle piene di certe cose. La legge non ammette ignoranza. Il potere non ammette un cazzo di niente.
Dire a qualcuno “Ma che siete venuti a fare?”, “andate via” sono espressioni di un razzismo tremendo, senza se e senza ma. Pollice verso. Lo hanno detto per decenni ai meridionali che migravano al nord e gli negavano le case in affitto. E mai nessuno si è tanto indignato, tanto meno la Cassazione impegnata in tutt’altro.
Mettetele all’indice, tra le altre parole o locuzioni proibite. Se vi scappa, trattenetevi. Se no sono cazzi.
Pazienza; purché ci non tolgano il sacrosanto, salvifico, nazionaliberatorio “afanculo” quattro stagioni. Da difendere con le unghie e con i denti, ultimo baluardo della libertà di parola ormai portata in stato precomatico da chi ci vuole meno che sudditi, schiavi. Se no sarà la rivoluzione. Lessicale, s’ intende. Ci inventeremo parole sostitutive che nemmeno se le immaginano. E gli anubri birolderanno a cluvingare. Non scenderemo nel gorgo muti.
E Silenzio il nemico ti ascolta che fine fa?