CARO AMICO TI SCRIVO (SCRIPTA MANENT)
Faccio fatica a dare credito di autenticità alla spontaneità della declaratoria della ritrovata ‘sintonia’ tra i due Papi, opportunamente ‘certificata’ per iscritto con una lettera ‘personale riservata‘ indirizzata a Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione e, ciononostante, diramata erga omnes, opportunamente ‘epurata’. Un provvidenziale (ma, pare, non spontaneo) assist, un’ expertise di tutto rispetto, di qualche giorno fa a favore del molto discusso Pontefice in carica e che gli accredita apertis verbis profonde competenze teologiche. Un documento che dovrebbe automaticamente silenziare i crescenti e molteplici dubbi sollevati dalla fronda, ecclesiale e civile, antibergoglio. Caro amico ti scrivo. Scripta manent.
Troppe ambiguità si trascinano ancora e sopravvivono alla inusitata e complessa vicenda dei due Papi e alla sua evoluzione di percorso. E, se possibile, vengono ulteriormente alimentati da questa ultima svolta. Tuttavia, in ogni caso, se è vero, come scrive e stigmatizza il Papa emerito Ratzinger, che il ‘pregiudizio è stolto’, (ma, anche questo è un pregiudizio), non è detto che lo sia anche il giudizio verso la deriva ‘plastica’ che sta assumendo la Chiesa, sostituendo i fari con semplici boe galleggianti. Un’accessibilissima presa d’atto.
I credenti non abbisognano di pragmatismo, day by day, avendone già abbastanza e a iosa per via di esuberanti e confuse congerie di misure liquidissime e di relativistiche suggestioni valoriali. La Chiesa non può assolvere alla sua funzione religiosa galleggiando e trascinata dalle variabili correnti. La fede, ogni fede, necessita di punti fermi; o diventa solo opportunismo, puro utilitarismo strategico praticato per assumere le false dimensioni di ecumenismo, del tutti dentro.
La frase di Machado (commento di Civiltà Cattolica, rivista dei gesuiti): “Se hace camino al andar…”, “non esiste il cammino, il viandante se lo segna da sé con i suoi passi…”, contrasta i capisaldi della fede, qualunque essa sia. Che per questo si chiama fede e non un fatalistico que serà serà…