Note a margine n. 537

testam

UN TESTAMENTO

Mi è accaduto di leggere il testo di un testamento spirituale scritto da una giovanissima neozelandese deceduta in questi giorni, Holly Butcher, verso la quale non ha avuto misericordia una acuta forma di cancro alle ossa. Pubblicato e diffuso dalla stampa internazionale oltre che sui social. Assai commovente e di una tenera saggezza.
E mi è accaduto anche di leggere un commento di biasimo di un lettore che – tout court – ha censurato la “assoluta ‘mancanza di spiritualità” dello scritto.
Mi chiedo di quali particolari trascendenze si dovrebbe parlare per dare ‘spiritualità’ ad un appassionato testamento-commiato forzato e che, carico di umanità, intende chiamarci a riflettere più consapevolmente a partire dalle più piccole cose d’ogni giorno? E poi, non credo che sia corretto discuterne in questa chiave e senza il suo autore. Ho letto per intero questa lettera. E sono riuscito anche io a penetrare emozione e senso del messaggio, anche negli anfratti più nascosti delle parole di un autentico testamento spirituale, ricco di vitalità concrete, di una giovane che tenta di tenere testa alla crudeltà del suo destino, con rabbia, rassegnazione, timori, coraggi. E che, nel suo particolare contesto drammatico, ha pensato a noi, a dirci cose che spesso ci sfuggono, lasciarci un segno forte che a suo modo la scolpisca nella nostra memoria e in questa continui a sopravvivere. Spesso la spiritualità manca solo negli occhi di chi non sa vederla. E ciò avvalora maggiormente il senso e l’utilità di questo tenero messaggio. Che non potrà sempre cadere così miseramente nel vuoto.

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