AMORE. C’E’ CHI LO VEDE ROSA, CHI NERO
Il fattaccio. In questi giorni. Una sindaca PD, rossa toscanaccia sfegatata pro immigrazione, pro accoglienza, pro integrazione, pro porte spalancate alle risorse umane che ci esporta l’ Africa che ne ha in esubero, scopre che la giovane figlia ha ceduto alla corte di uno dei tanti sgommonati e poi innamorato perso dopo aver trovato rotta, terra e amore-amore. E si è incazzata nera, pardon: il Partito è il Partito, ma lei è partita per la tangente: se(c)cante; si è adombrata di brutto fino a dire che la figlia “è malata”. Manco fosse un siciliano, un calabrese, insomma uno di quelle brutte parti lì. Ma una cosa è predicare, altra gestirla in casa una cosa così. La cosa, di chiaro stampo nimby, è di quelle che sfuggono difficilmente alle considerazioni e alle teorie del caso che si scatenano soprattutto sui social, nei salotti e negli studi televisivi. Non escluderei che una buona offerta transattiva, magari gestita con molto riserbo da un mediatore culturale opportunamente “sensibilizzato”, possa trovare un accomodamento in una ‘pausa di riflessione’ e poi ridimensionare le diverse aspettative. Basta che non si sappia in giro…sarebbe un precedente.
Nella mia lunga vita ho potuto constatare che, non di rado, uno merita le scelte che fa e, altresì, che non di rado le scelte sono pilotate da pressioni disparatissime esercitate da fattori d’ ogni genere di difficile elencazione e definizione e, men che meno, di consapevole razionalizzazione. Non mi pare utile, perciò, porre la questione sul piano delle teorizzazioni e dei principi queste variabili della vita dell’ essere umano sempre esposto a un bombardamento incrociato di sollecitazioni e stimoli indotti dal contesto. Qui una madre, toccata da molto vicino, forse scopre un tabù che magari aveva sottovalutato quando si trattava solo di schieramenti ideologici da propagandare a terzi; e una figlia che sottovaluta un concreto rischio: quello desumibile da indicazioni unidirezionali che provengono da centinaia di esperienze di altri amori simili vissuti tra codici etico-culturali difficilmente coniugabili e finiti tragicamente. Una madre consapevolmente spaventata e una ragazza emotivamente coinvolta sono una delle tante discrasie della realtà del quotidiano che spesso presenta il conto a chi teorizza sulla pelle delle altri, e a indifesi acritici e sprovveduti sotto attacco emotivo, alle volte sferrato solo per cinico volitivo programma di convenienza. In questo caso, non si può escludere nulla a priori, ma lo stigma dell’ esperienza segna in profondità e, se non il sospetto, mi sorge almeno qualche dubbio sia sulla genuinità e solidità delle spinte, sia sulla consapevolezza minimale degli elementi base di sviluppo di un innamoramento teoricamente possibile sì, ma che mi lascia pessimista.