Note a margine n. 495

NEL GORGO

Sarà soltanto per fare dell’ accademia, pensieri spiccioli gettonati dalla depressione, come gettare sguardi sconsolati sulle macerie che si accumulano, ogni giorno, l’ una sull’altra, là dove fino a poco tempo fa si leggevano i segni della nostra identità. E della nostra civiltà di cui c’era motivo d’andare fieri, errori e carenze comprese. Sarà, forse, pura disperazione, rassegnazione. Eppure mi sono ritrovato a fare un raffronto tra i danni frutto della violenta aggressività ‘in chiaro’ dei delinquenti d’ ogni censo, e quelli prodotti dalla violenza criptica (ma non tanto) di coloro che dovrebbero avere a cuore le sorti degli italiani e che, invece, tra sterili polemiche e buonismo bergoglionico, esercitano ed impongono arrogantemente la loro incapacità di governo a spese e pregiudizio del nostro popolo; o, addirittura malcelano ineffabili connivenze, considerato che riesce oltremodo arduo ipotizzare che si tratti solo di imbecillità.
A livello di criminalità, ritengo la seconda quella più responsabile, per inadeguatezza, per colpa o per dolo, della progressiva deriva e dello smembramento del nostro Paese. Per non dire degli elettori propensi a disertare le urne o intruppati a risostenere nuovamente certi loschi figuri politici alle prossime votazioni, agendo da veri favoreggiatori, stupidi suicidi obnubilati da ideologie partitiche artatamente alimentate da indecenti manipolatori e manigoldi che ne fanno fonti di guadagni. Mascalzoni i secondi; ma, non meno dei primi che si reputano furbi, immuni, e sopra ogni legge, pronti a stigmatizzare come populismo, demagogia, strumentalizzazioni, propaganda elettorale, ogni denuncia delle loro malefatte, di quelle delle cooperative lucranti e di quelle commesse dai loro ‘ospiti’, galline dalle uova d’ oro. Che qui vengono ad occuparci prepotentemente in massa rispondendo in crescendo esponenziale ai dissennati richiami urbi et orbi, inviti diramati a progetto d’ annientamento del nostro Paese.
Stretti nella morsa delle stragi da terrorismo sanguinario e della distruzione della nostra civiltà e libertà dai veleni predicati nello spaccio parolaio di acerrimi nemici abilmente camuffati e infiltrati, ci predisponiamo ad attendere come ineluttabile la nostra fine, mentre monta il desiderio folle di lasciare terra bruciata e distruggere i raccolti dietro di noi. Non ne scorgiamo più via di scampo. Ma che questa ci giunga, almeno, dopo aver visto quella di questi stramaledetti. Poi, ‘scenderemo nel gorgo muti’.

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