ABBIAMO UN PROBLEMA: LA LEGGE DELLA CORTE
Ma è mai possibile che la Conferenza Episcopale Italiana, a differenza di quelle operanti in altri Stati, continui a ficcare il naso e, se possibile anche le mani, sputando giudizi e sentenze per interferire negli affari dello Stato Italiano? Ma perché il prete Galantino, già precedentemente distintosi per rozzezza di linguaggio ai danni di personaggi politici italiani e per invadenza nella nostra politica, non torna a fare il prete, se e come sa farlo? Ancora una volta, in stile maneggione e impiccione, invece di occuparsi della sua Chiesa – che ogni giorno di più, da un lato, supera limiti della decenza e naviga nella depravazione più sconcia dei suoi campioni Don e dall’ altro naviga a vista nel mare fecale di nuove preoccupanti sortite pontificali da t.s.o – è salito in cattedra e si è permesso di fare il maestrino deplorando apertis verbis il potere politico. Per il fatto che, vuoi per incapacità vuoi per trepidazione degli eletti, la politica ormai si è lasciata sottrarre le sue funzioni dalla Magistratura, a cominciare da quella fondamentale legislativa, del tutto fagocitata dalla Corte Costituzionale tendente ad identificarsi con la Carta Costituzionale, organo giurisdizionale e politico assieme, diventata, asso pigliatutto, potere apicale del nostro sistema ‘democratico’ alla memoria. In questi giorni ha persino definito la legge elettorale ‘di immediata applicazione’, ‘con cui possiamo già andare a votare’. E il Parlamento? I rappresentanti del popolo sovrano? le stelle… stanno a guardare. Resta un organo…propositivo o quasi.
A prescindere dalla citata debordante rampogna pretonzola formulata da chi non preferisce fare le necessarie e urgenti pulizie in casa propria lurida all’ inverosimile, si scoscia bagasciamente al nuovo che viene e fa le markette ad altre invasive religioni ormai fuori controllo sul nostro territorio, l’ appunto in sé è fondato. E’ sotto gli occhi di tutti questa democrazia colpita da artrite deformante e galoppante ascrivibile alla mancanza di politici di tempra e forgia ormai irreperibili, portata all’accattonaggio in carrozzella-disabili sospintavi da uno sparuto pugno di persone. É l’ atavico, tragico dilemma tra l’essere e l’avere: coglioni: bisogna averli, non esserlo.
La ‘cosa’ già puzzava anni or sono; nello stallo di una miopia generale, mi occupai per primo di questo problema in un mio articolo pubblicato su Meridiano Sud (storico quindicinale barese) nel febbraio del 2010, per quel che mi riguarda un’ analisi prospettica davvero lungimirante e che qui riporto per intero per fare qualche riscontro; dissero che esageravo, che ero il solito pessimista: forse peccai, ma per difetto. Ecco:
“Abbiamo un problema: 4 premesse, 10 domande e 1 domandone finale di Michele Lamacchia
Prima premessa:
a) La Carta Costituzionale afferma che la sovranità appartiene al popolo;
b) Il popolo sceglie democraticamente (elezioni a maggioranza) i suoi rappresentanti (il Parlamento) che, in suo nome, esercita la sovranità (la volontà/potere superiore) attraverso l’approvazione di leggi (norme che regolano al vita del nostro Paese);
Seconda premessa:
a) Il Parlamento approva una legge;
b) La predetta legge, una volta, approvata, può essere impugnata di incostituzionalità presso la Corte Costituzionale, organo non eletto dal popolo, ma semplicemente nominato, ad libitum, per un terzo dal Presidente della Repubblica (organo politico), per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative, e solo per un terzo dal Parlamento (che rappresenta il popolo) in seduta comune;
c) La Corte Costituzionale ha il potere di dichiarare incostituzionale e, in pratica, di abrogare, privandola di ogni effetto, ogni legge emanata dal Parlamento, senza limiti e senza responsabilità, con decisione inappellabile;
d) Il Parlamento che si vede giudicare una propria legge, in genere, non è mai lo stesso che ne ha nominato la sua quota di Giudici Costituzionali, perché ciascuno di questi ultimi dura in carica nove anni dalla propria nomina, mentre il Parlamento deve rinnovarsi in toto ogni cinque anni;
Terza premessa:
a) Al Consiglio Superiore della Magistratura Organo Costituzionale cui (Art.105 Cost.) spettano “secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni ed i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”, e (in forza del sopravvenuto art. 10 della L. 24 marzo 1958 n. 195, comma 5) “dà pareri al Ministro sui disegni di legge concernenti l’ordinamento giudiziario, l’ amministrazione della giustizia e su ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”. In pratica, su ogni e qualsivoglia legge, considerato che la legge, proprio in quanto legge, può finire nel territorio dell’ amministrazione della giustizia, atteso che questa amministra le leggi e si occupa di “…ogni altro oggetto comunque attinente alle predette materie”.
b) Da un po’ di anni a questa parte, inoltre, il CSM si esprime anche senza richiesta del Ministro e prende pubblicamente posizioni durante l’iter parlamentare di un disegno di legge in formazione, in tal modo preannunciando quale sarà il proprio atteggiamento nel caso in cui venga approvata una legge contro il proprio parere. Ciò influenza e condiziona la libera determinazione delle forze politiche nel Parlamento e lo stesso voto dei singoli Parlamentari.
Quarta premessa:
a) Dalla riforma del 1993, è consentito sottoporre ad indagini i Parlamentari senza richiedere l’ autorizzazione della Camera di appartenenza, arrestare il Parlamentare in presenza di una sentenza irrevocabile di condanna e mettere in arresto il Parlamentare nel caso in cui sia colto nell’atto di commettere un reato per cui è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza;
b) In tal modo, è concretamente possibile incidere sulla consistenza e sul libero comportamento delle forze parlamentari, modificandone i rapporti di forza e gli assetti espressi democraticamente dall’elettorato o perseguendo giudizialmente i rappresentanti del popolo di orientamento politico avverso a chi può avviare indagini o arrestare, o facendoli sparire per lunghissimi tempi dalla scena politica o screditandoli presso l’elettorato, in campagna elettorale e dopo l’elezione?
c) Un processo, in Italia, ancorché alla fine si concluda con l’ assoluzione dell’imputato, può durare, infatti, anche una ventina d’anni circa, tanto è vero che il nostro Paese è stato più volte denunciato e condannato per questo. Forse, per questo è più che giustificato il “difendersi dai processi’ prima che il “difendersi nei processi”. Essere sottoposti a processo, in Italia, è già di per sé una rovinosa condanna per chiunque; esiziale, addirittura, per l’innocente, perché, a lui e alla famiglia, tutto viene loro tolto e nulla può essere veramente loro restituito. Sempre che l’innocente abbia i mezzi per difendersi bene e che la sua innocenza venga riconosciuta da un giudice senza pregiudizi. Ma le statistiche delle condanne in primo grado e delle assoluzioni nei grado successivi indicano, purtroppo, il contrario. Per non dire dei danni irreversibili della custodia cautelare in attesa di giudizio. Ma poiché non ne risponde nessuno, è facile immaginare …
Tutto ciò premesso, ecco alcune domande facili-facili:
1) La separazione dei poteri è veramente compiutamente definita dalla nostra Costituzione? 2) I limiti della Carta Costituzionale ed una cattiva legislazione hanno creato aree di pericolose sovrapposizioni fra i diversi livelli di potere? 3) Si ha qualche ragione di temere dell’ autoreferenzialità del C.S.M.? 4) Si ha qualche ragione di temere che oggi (in contrasto con i Principi Costituzionali) stiamo vivendo una rischiosa sproporzione di potere/funzione tra gli Organi eletti direttamente o indirettamente dal popolo sovrano e la Magistratura, non eletta e non soggetta, in pratica, ad alcun vincolo di terzietà, in quanto si autogiudica mediante il suo stesso C.S.M e basta? 5) Con tale sistema è possibile che una ristretta minoranza di persone comandi il Paese esautorando e ribaltando de facto la volontà popolare? 6) E’ mai credibile che chi esercita tale comando sia davvero disposto ad accettare una qualsiasi riforma che possa ridurne il potere sull’ attività del Parlamento, sulla vita, sulla libertà e sulla morte (civile e non solo) dei cittadini, sugli elettori, sulle sorti di un Paese? 7) Chi ha davvero interesse a rimediare alle falle della nostra Costituzione? 8) Chi ha davvero interesse alla riforma della Giustizia e chi ha interesse, invece, a conservare lo status quo? 9) Cui prodest la situazione attuale? 10) Si ha qualche ragione per ritenere quanto meno inopportuno che un numero crescente di magistrati in carica, senza dimettersi prima e definitivamente, si candidi per una carica politica, a favore di una parte e contro un’altra, ed entri addirittura in competizione (intuibilmente squilibrata e intimidente) con un avversario sul quale egli abbia indagato da magistrato e sia fornitissimo di notizie di ogni genere e sconosciute ai più? Di conflitto di interessi non se ne parla. Anzi, non manca il placet del C.S.M. Manco a dirlo.
Domandone:
Allo stato delle cose, chi ha, in concreto, il comando del nostro Paese?
Rispondete, in nome della legge: ci sono i mezzi per farvi parlare! (e per ascoltarvi e spiarvi).
Nel frattempo, i superstiti creduloni della democrazia le intonino il de profundis. Allora, che c’ è di sicuro in Parlamento? Stipendi, privilegi, rimborsi spese…”