AMICO
Sull’ amicizia si è sempre molto teorizzato; da parte di chi ha saputo elaborarne analisi e scriverne trattati, via via, a scendere sino a quelli che se la sono cavata con un sbrigativo aforisma.
L’ argomento, assai più complesso di quanto si tenda a ritenere, è molto spesso mortificato e banalizzato con la superficialità e l’ improvvisazione che contraddistinguono gran parte di autoreferenziati maître à penser naïf dei rapporti affettivi umani; anche i rapporti – come amicizia e amore – più bisognosi di discernimento onde non sfocino in alterazioni o deformazioni, quali le ossessioni possessive o esclusive, più o meno latenti, o non si tramutino in pericolosi forti sentimenti di segno opposto. Risentimenti, sdegni e rancori compresi. Accade. Rara l’ indifferenza, piuttosto di facciata, più sbandierata che reale.
Verrebbe da dire che l’ amicizia non è roba per tutti; “Degno di amicizia è chi ha dentro di sé la ragione di essere amato”, ma ho dimenticato molto del De amicitia ciceroniano. Che posso dire se non qualche rapida riflessione in ordine sparso? Una lunga ed intensa esperienza di vita e la capacità di osservazione portano a scoprire che non tutti sanno essere amici e che non tutti sanno essere destinatari di amicizia. Una verità constatabile frequentemente che vede infrangersi sul piano dell’ improvvisa incomprensione affiorabile in qualsiasi momento e che può ferire a fondo, specialmente nelle amicizie nate d’emblé e improntate alla rapida spontaneità di una simpatia/empatia istintiva (‘a pelle’), più che ad una sperimentata e confrontata reciproca conoscenza e condivisione di valori, mentalità, gusti, etc. Quante volte oggi si abusa con infantile faciloneria: ‘è un amico’, magari di uno di cui sappiamo nulla o quasi.
Siamo consapevoli del fatto che ciò che, di altri a noi o di noi stessi ad altri, sia rimasto in ombra anche a lungo, prima o poi venga allo scoperto, sorprenda, amareggi, deluda, faccia sentire vittime di inganno (reale o percepito come tale), renda ostili, persino vendicativi; e magari, eravamo noi che non avevamo capito, avevamo enfatizzato, avevamo travisato o sottovalutato ciò che, invece, avremmo dovuto vedere ciò che era sotto gli occhi o che ci aspettavamo altro. Magari soltanto una diversità di poco conto ma che, conoscendola ab initio, non avrebbe consentito, a noi o all’ altro, stima, apertura, fiducia, confidenza, intimità, quelle che, spesso scioccamente diffidenti neghiamo o centelliniamo con persone a cui, per ordine naturale, le dovremmo dare in toto e ciecamente, e che ce le cercano invano. E’ non è davvero risibile (oltre che stupido) l’ accesso alla propria camera che molti consentono al primo venuto e che negano gelosamente ai propri genitori?
Spesso ci invaghiamo a prima vista di persone ricche di comunicativa, le immaginiamo come non sono, ce ne costruiamo una immagine in testa, le carichiamo di aspettative e ci candidiamo alla delusione. E, se accade, ben ci sta, così impariamo. Spesso, è l’ amico che, strada facendo, si allontana da noi per mille possibili motivi. Persino per noia giunta ai livelli guardia, perché magari siamo diventati o siamo stati scoperti insopportabili. O soltanto diversi dal previsto.
Non dimentichiamo, poi, che il tradimento è peculiarità dell’ amico, e di suo padre, l’ amore: tradizione di famiglia. Un nemico non può tradire; per riuscirci, deve prima essersi falsamente proposto come amico meritorio. Fior di meritevoli, anzi, quelli soprattutto, hanno vissuto il dramma del tradimento, anche quello proveniente da amici veri ma un po’ voltagabbana. Porco Giuda! Per non dire di Pietro, nel suo piccolo al canto del gallo.
Amicizia e amore hanno molto in comune; e non è un caso che entrambe le parole abbiano l’ identica radice etimologica di amore, am che risale al sanscrito ‘(k)ama’ = desiderio, passione, attrazione e al verbo greco ‘mao’ = desidero, da cui il latino amor; donde amicus, come pudicus da pudor.
Ma l’ amore, si dice, è cieco; direi anche, più nobile. Scialacquatore, persino; sprecando i sentimenti, spesso si ama anche chi non lo merita o non ci vuole contraccambiare amore. Non è vero che amor con amor si paga, ed è una grossa minchiata fare affidamento sull’ idea che Amor, ch’a nullo amato amar perdona…Hai voglia! Nella mia vita, ho visto i bravi ragazzi macerati di buone intenzioni, premiati solo da amori teneri, tiepidi, dosati, mezze misure, tenuti a basso regime; mentre i grandi bastardi, quelli che suscitano l’ istinto salvifico e ‘matern-amante’ femminile, andare a tavoletta e raccogliere, anche col solo profitto materiale, passioni-uragano senza limiti e senza scrupoli. D’ altro canto, un pelo di donna, si dice ed è vero, tira più che una coppia di buoi. Non vi sembra una par condicio?
Maltrattamenti, violenze e femminicidi spesso sono le punte di un iceberg di una doppia distorsione mentale, del carnefice tendente alla crudele sopraffazione/possesso totale della vittima, e di quest’ ultima tendente alla velleitaria, ostinata redenzione del primo.
Non si hanno notizie, invece, di casi di un’ amicizia unilaterale; nessuno può provare o coltivare amicizia verso uno che non ci fila per niente o che ha smesso di farlo. Un caso di do ut des innegabile, essenziale, naturale, senza alternative, ma che, però, nulla toglie alla sua dignità. Però, proprio volendo, ci si può sempre provare; specie se si è abili corteggiatori e si dispone di spirito di adattamento alla ‘come tu mi vuoi‘, l’ esito è certo: amico caro assicurato. “Quante cose, infatti, che per amore nostro mai faremmo, facciamo invece per amore degli amici”(De amicitia) e quante ancora per gli amici degli amici…
Ed ecco qualche regola, vecchia ma non obsoleta, sull’ argomento tratta dalla saggezza della Bibbia, Siracide 6:
5 Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
6 Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
7 Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
8 C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
9 C’è anche l’amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
10 C’è l’amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
11 Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
12 Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
13 Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
14 Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
15 Per un amico fedele, non c’è prezzo,
non c’è peso per il suo valore.
16 Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
Lei spazia tra i più diversi argomenti e riesce a trattarli colo solito stile gradevole otre che corretto.
Avere una conversazione con lei sarebbe certamente molto interessante; le sue osservazioni, infatti, fanno riflettere. Nel merito concordo su tutto. Bravo
Prof. Lamacchia, ancora una volta devo riconoscerle la non comune capacità di osservazione e di analisi a 360 gradi, esito evidente di una solida cultura che è tutto ciò che resta dopo aver dimenticato tutto ciò che si è studiato.Invece, ci vogliono ignoranti o menefreghisti per poterci meglio intruppare nel gregge. I più grandi cambiamenti della Storia sono iniziati da piccole fiamme di opinioni coraggiosamente espresse. Lei è un ottimo opinionista che non deve nulla a nessuno e anche la sua voce può servire a tenere deste le coscienze dei dormienti e fatalisti, Grazie. Bravo.
Ottime riflessioni davvero, Prof. Lamacchia. Un bel richiamo all’ attenzione sulla realtà dell’ amicizia ( e dell’ amore) dove si scatenano teorie e pratiche d’ ogni genere. Come avviene in altri campi, dove ciascuno si sente in grado di pontificare in maniera inversa alla propria preparazione. Anche questo è un male italiano. Ciao