Note a margine n. 470

ditomedio

GIVE ME FIVE!


E come Dio volle, ecco il cinque, alle ore cinque. The day after. Il Cinque maggio di dicembre: Ei fu. Uno sconosciuto, stamattina al bar appena aperto all’ alba m’ ha detto ‘amico, dammi il cinque’. C’aveva ragione: in effetti, agli altri abbiamo dato solo un dito, quello tossico; basta e avanza: in medio stat virus.
Va be’, non gli abbiamo dato il culo come volevano; come hanno brigato nei modi più sconci per estorcerci, minacciandoci, intimidendoci, promettendoci. Deliranti d’ onnipotenza, si sono sputtanati alla grande; prima di farlo con noi, lo hanno fatto col Parlamento che hanno messo sottoschiaffo a colpi di voti sulla fiducia. O così o tutti a casa, e la poltrona la lasciate qua, però. Esito scontato. Poi ci hanno provato con noi, anche se a noi non ci potevano mandare a casa perché tra l’altro, questa ce la requisiscono per incrementare l’ affarismo cooperativo. Possiamo, però, mandarceli noi. E non solo a casa.
Dobbiamo scusarci se non gli abbiamo dato il culo?
Hanno tentato di tutto, hanno ciambottato a man bassa e sono andati largamente, subdolamente e arrogantemente off limits: eppure dovevano restare equidistanti, rappresentavano – si fa per dire – tutti gli italiani. Il referendum è popolare e di nessun altro. Non siamo una banca in balia dei soliti imbroglioni del c.d.a. con le protezioni parentali e amicali che fregano i clienti.
Invece, si sono sbracciati affannosamente, e in parecchi ci siamo chiesti perché ne hanno fatto la loro personale guerra più che sporca: hanno pronunciato un milione di volte il verbo vincere. Cui prodest? E la gente si è chiesta perché? perché spasimavano così tanto vincere, che cosa avevano da perdere, che cosa avevano da vincere loro, se – come dicevano – la riforma non era a favore dei soliti gruppi interessi, ma davvero nell’ interesse degli italiani? Che, alla fine dei conti, brava gente sono, ma sempre fessi no. E questa è stata la volta NO. Non abbiamo abboccato. Malgrado un noto professoridens che aveva preannunciato il No, ma poi, ha detto che le norme a referenzium sono fatte male, però lui le vota ugualmente. Pensa tu che modello di statista! Ma, attenti, a volte ritornano! Ritornati o rintronati.
Il Paese va in malora tra vitali urgenze ed emergenze e quattro milioni d’ italiani sotto la soglia di povertà, ma loro non si sono occupati d’altro. Hanno messo in mezzo l’ estero, viaggi in tutto il mondo, incontri leccardi. Pensavano di fotterci con i potenti mezzi istituzionali esternati anche tramite milioni di allettanti letterine prenatalizie piene di buoni proponimenti. E invece erano le loro Ultime lettere di Jacopo Ortis. Non ci riprovino, però; non se la caverebbero solo con gli infrasuoni dello spernacchiamento popolare. E dopo i tuoni, passeremmo direttamente alle piogge di sputi.
Veniamo a noi. Scegliendo il NO, ci siamo voluti del male? In teoria è possibile, tutto è possibile; ma non lo credo: certo è, però, che abbiamo salvato tanta dignità e libertà. E abbiamo evitato l’ asservimento e la paralisi generale delle istituzioni per incompatibilità normativa o, peggio, per un mirato dispotismo surrettizio di un gruppo di arroganti e prepotenti. E abbiamo salvato la possibilità di cambiare davvero e in meglio, e, sopratutto, cambiare tramite gli essenziali metodi democratici e pluralisti esercitati in un’ Assemblea Costituente, un organo, cioè, della stessa dignità giuridica-politica di quella che stilò la Costituzione. Non certo una raffazzonata e artificiosa maggioranza di un Parlamento nelle mani di qualcuno.
L’ abbiamo scampata bella. Le carte erano truccate, la partita puzzava, puzzava di baro, di quelli che finiscono per portarti via persino le mutande. Le hanno provate di ogni genere: in diversi seggi i votanti si sono accorti e hanno fatto rilevare che la matita era del tipo cancellabile, sottile, da disegno geometrico, altro che matita copiativa marcata ministeriale. Eravamo il polletto da spennare. Il gatto e la volpe, gianna e pinotto, con degni compari, erano pronti a mollarci pacco e paccotto, a mettere le mani anche sull’ altra parte della Costituzione, e a forgiare anche quella a loro favore. Mo’ faranno un po’ di casino, qualche vendetta, ritorsioni e tante chiacchiere e relative faccette di supporto. In genere, facce di cazzo. Ma il Piave resterà il Piave; il Popolo ha fatto la cosa giusta.
Dobbiamo scusarci se non gli abbiamo dato il culo?
C’era un problema. Il problema eravate voi, bananas. Mo’ levatev ra miez! Dammi il cinque amico!

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