PATRIGNO
Si fa fatica a ignorarlo, è sfacciatamente sotto gli occhi di tutti, nemmeno un piccolo abbozzo di sforzo per mascherarlo, siamo alla provocazione aperta, sfrontata. La Chiesa e per lei il suo monarca, dopo la grottesca sceneggiata del “non sono venuto prima per non dare fastidio” (quando finalmente si decise a visitare vittime e superstiti del primo terremoto), oggi, al ripetersi del sisma in forma ancora più disastrosa, sta spendendo ogni sua parola e iniziativa esclusivamente a favore degli immigrati. Segni di interesse per i terremotati: non pervenuti. Segni d’ interesse per i quattro milioni e passa di italiani sotto la soglia di povertà, alle prese con la miseria e le deficienze assistenziali: non rilevati.
Io sono tra quelli che si vanno sempre più convincendo che questo Bergoglio, autore, regista, scenografo e sceneggiatore di se stesso, el zorro pampero, gaucho o hidalgo che sia, sia stato o un disastroso errore del Conclave o il sequel di un più ampio e articolato progetto segreto avviato con la inusitata, inspiegata rinuncia di Benedetto XVI. L’ ultimo che viene ricordato come Papa, da quanto sento in giro tra i pensanti.
Si presentò attorniato da un alone di luminosa modestia pour épater le bourgeois, per sorprendere a buon mercato la gente carpendone la buona fede. Si sa; il popolo dei sofferenti è quello che meglio si gestisce, lo sanno persino i santoni e santonesse di quartiere che vedono piangere le statue della Madonna; sangue, come il solito. Il rosso si vede pure da lontano. Che danno persino più speranze loro, ‘sti buffoni, che non questo patrigno fazioso.
Fece colpo; fu un coup de foudre, un amore così grande, sembrava sincero, genuino, senza olio di palma e a km. zero. E tanto fascino esotico della parlata del sussurro belencastellano. Una specie di prodigio epocale; tutti si aspettano un prodigio quando il normale fa schifo. E il nome, sapientemente scelto, di chi per vocazione si spogliò e si fece poverello; uno che mo’ ci vuole tutti in miseria, spogliati; se no, è peccato mortale.
Ecco, è quello che ci voleva, ci si disse con sollievo; ma ben presto s’ è visto che invece è quello che lui vuole, ce lo diciamo con spavento, fu un amore a prima svista. Un altro integralista antitaliano, davvero inesorabile, infiltratosi nel nostro Paese col pericoloso dna del gesuita, uno che in Argentina ha lasciato strascichi di ombre che ancora lo oscurano nell’ ambiguità con fatti e persone. Chissà come lo ricorderanno qui da noi i superstiti di questa sodomizzazione di massa voluta per autorità ministeriale e manovalanza prefettizia. E l’ assist di questo divino falsus procurator.
Un Papa star, monotematico, da stadio, dall’ espressione salvifica, ispirata in diretta, autocandidato alla canonizzazione, che si accora soltanto sull’ immigrazione in Italia che non ce la può fare più, che ignora le giornaliere stragi dei cristiani all’ estero, che va lontano a occuparsi di cose che, a confronto con i problemi pressanti di casa nostra, sanno di puro cazzeggio; che non osa nemmeno mettere il naso nei Paesi cattolici della UE che hanno chiuso porte e finestre di casa loro condannando gli Italiani a diventare sottomessi ad avventurieri e predoni, e il territorio italiano a trasformarsi in un unico grande centro di raccolta, una megabaraccopoli. Un Papa che ispira sospetti di ipocrisia e disorienta sempre più le fila dei credenti in via di continuo assottigliamento, non è il Papa che i cattolici si aspettavano, un Papa per il quale ‘Dio non è cattolico’. Un Papa iniquo, sbilanciato, intrigante, apertamente schierato, che a malapena nasconde i suoi sentimenti antitaliani che lo guidano, nel migliore dei casi, ne è inconsapevole portatore sano, nel peggiore, è un subdolo nemico che ce l’ ha giurata chissà per quale colpa pregressa. In entrambi i casi, non possiamo che diffidare allarmati. Il pericolo, specie quando è in casa, non è cosa da sottovalutare. Ma chi ce l ‘ha mandato? Vade retro.
Dovremmo chiedere di perdonarci se siamo italiani? mai una sola parola per noi e per i nostri poveri, bisognosi; un vero patrigno, altro che padre santo…
E già, al cuore non si comanda ma in questo caso si deve. Se gli diamo voce andiamo a finire male, specie con la dittatura che si prospetta per il prossimo dicembre.
Vade retro…mi sembra proprio il caso. C’ è qualcosa tra le parole e il viso di questo Papa che mi induce al sospetto, un brutto sospetto. Insomma, mi ispira male, una sensazione sgradevole, persino di paura a me che pure sono credente…
Caro Prof e cara Margot, sono proprio quelle, le parolacce, che mancano. Perché se non si dicono in questi casi quando si dovrebbero dire? o NO?
Caro Prof. le sue riflessioni sono come sempre ben centrate. Le condivido e non posso aggiungere altro…magari solo qualche parolaccia che mi viene dal cuore. Ma è meglio di no. Meglio di NO. NO.