GROSSE ACCOGLIENZE E ACCOGLIONAMENTI
Don Cicciobello – nonostante il costante attacco concorrenziale di papesse, badesse e patronesse in divisa doppio petto c.d.a. persino tre le macerie dei terremotati e che si cimentano nell’ impresa per contendergli il primato – pare essere diventato l’ indiscusso leader del movimento delle anime belle d’Italia, l’ ideologo della rivoluzione invasiva dei nostri spazi vitali, l’ apologista dell’ accoglionamento urbi et orbi, il promoter dello slogan “trasite, chesta è a casa ro fesse!”.
Risalgono a poche ore fa le parole della sua ultime trovata, simildiscorso della montagna: “spalancate le porte della vostra casa ai migranti!” . Dopo tutto ciò che ci hanno già tolto, dovremmo sentirci pure in colpa per non avergli dato anche le chiavi di casa. Magari, subito dopo, pure l’ uso di cucina, delle nostre figlie, e del nostro conto in banca, addebito di pagamento bollette escluso. Il cellulare ultramoderno, no: quello glielo hanno già fornito i gentiluomini che li stanno organizzando.
Ormai ci stiamo facendo un’ idea via via più precisa di che cosa si è messo in testa di fare dell’ Italia questo gesuita – che forse non sta bene ma che certamente non ci vuole bene – che si ammanta di santità ma si porta appresso l’ olezzo dominante di certe sue ambiguità col regime e quanto meno dubbie perfomance in Argentina sulle quali si è tentato di stendere un velo di pietoso silenzio. Un velo di silenzio che però pesa ancora quanto un macigno. Purtroppo, il progressivo e rapido aggravarsi del disagio che ci sta logorando senza difese o tutele induce anche a ricordare questo, ogni volta che si ascoltano certe sue monocordi litanie che immancabilmente comportano lo scempio di questo nostro Paese e degli italiani i cui problemi, invece, non vengono mai evocati nei sermoni bergoglioni.
Per farsi una prima idea, chi voglia può leggersi, in proposito, le interessanti dichiarazioni di Horacio Verbitsky, l’uomo di quel regime e relativo libro paga dal 1978 al 1981, che più volte accusò pubblicamente Jorge Mario Bergoglio di complicità con gli esponenti della dittatura militare argentina quando era provinciale dei Gesuiti nella seconda metà degli anni Settanta, (America Magazine, 18 maggio). Secondo le affermazioni contenute nel blog argentino http://www.plazademayo in un articolo intitolato Verbitsky: Con Dios y Con el Diablo (Verbitsky: Con Dio e Con il Diavolo), scritto da due reporter investigativi, Gabriel Levinas e Sergio Serrichio, che hanno impiegato più di un anno a indagare sulla brutta questione e si sono avvalsi della testimonianza di personaggi chiave. Ovviamente, cosette tutte da verificare bene, da garantisti, ma che, però, non risultano ancora essere uscite dalla zona grigia del dubbio. S.e.e.o. In attesa di smentite, i condizionali sono d’ obbligo. Specialmente qui, così lontano dagli ambienti di quella terra dove ancora se ne parla e se ne scrive da tempo in termini vividi.
Accerchiati dalla burocrazia europeista e minati dall’ interno da un governo indaffarato in tutt’altro e da un Bergoglio e &. dilatato che deborda, che lamenta e ci rinfaccia il cimitero mediterraneo – quasi fosse colpa nostra e non della combriccola politico-affaristica – e preferisce trasformare in necropoli il suolo italiano, siamo allarmati, stanchi delle bergoglionate che inculcano nei sopravvenuti l’idea del diritto a espropriarci tutto ciò che ci appartiene, a pretendere, a occupare i nostri spazi territoriali e mentali, a imporre regole, e non offrono concreti sostegni per i cristiani perseguitati anche nei paesi di provenienza degli stessi invadenti suoi invitati.
Congedi accoliti e giannizzeri, e la smetta con questa sua conclamata opera di demolizione della nostra civiltà e della nostra vita; faccia tesoro del noto precedente, vada a casa. E si porti via la feccia vaticana che la malasorte ci ha assegnata. In attesa, noi barricheremo le nostre case, non ce n’ è più per nessun altro. Siamo ormai alla legittima difesa.
Hsai dimenticato il parcheggio gratuito e la risposta alla domanda perché un gesuita non è stato mai eletto papa giro a qualcje amico