Note a margine n. 453

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PARTIRE, FORSE ARRIVARE. POPOLAZIONI IN FUGA SULLA ROTTA BALCANICA

Ecco, questo che precede è il tema dell’ argomento della conferenza tenutasi il 31 agosto u.s. nella Sala Box Vanvitelliana in Ancona a cui ho ricevuto l’ onore d’ essere invitato da Medici Senza Frontiere.
Ed ecco, qui di seguito, il testo che io – impossibilitato a presenziare, come avrei preferito – ho inviato alla persona che mi ha inoltrato la comunicazione affinché, a mio nome, ne desse lettura ai convenuti.

“Gentilissima Donna *** *** ***, signore e signori, buonasera,
messa all’angolo da un tema a così alta definizione, gente profana come me che ne sa poco (e solo per approssimazioni) di migrazione sulla rotta balcanica, dovrebbe avere il pudore di astenersi, tacere, restare addirittura fuori dall’uscio da un meeting che raduna tra i convenuti il meglio dei competenti e militanti addetti ai lavori.
Abbiamo tutti, infatti, il diritto d’ essere stanchi delle considerazioni e dei pareri rabberciati da incompetenti che poi li spacciano con disinvoltura e li ostentano con presunzione in ogni contesto di risonanza e di accredito mediatico.
Pur tuttavia, l’occasione offertami dal cortese invito è così stimolante da superare il minimo di una consapevole e doverosa costumatezza senile a declinarlo, come invece dovrei, altrettanto cortesemente. Ma dirò soltanto qualcosa da semplice uomo della strada.
Dell’epocale fenomeno migratorio che si tende dai più a mistificare mediante una sua dialettica configurazione omogenea o, peggio, a fare accettare acriticamente mediante il rozzo espediente di un suo accostamento alle migrazioni italiane di un tempo, io sono tra i tantissimi che – sottoposti al fuoco di fila dei media – ne sanno davvero poco per poterne dire qualcosa di tecnicamente valido o di proporre ipotesi di soluzioni. Non può esservi sintesi, infatti, se prima non si è avuta una concreta possibilità di analisi. Specialmente rivolgendomi, da aspecifico osservatore, ad una platea di persone sostenute – suppongo – da robuste ed attive esperienze personali sul campo più che da pericolose teorizzazioni d’accademia o, peggio, di spregiudicato professionale orientamento sociopolitico.
Da quidam de populo, io, esperto di nulla – esposto anche io alle irrazionali erosioni delle emotività che gemmano dal raffronto con certe diffusissime e dure realtà italiane che, ingiustamente derelitte, mal predispongono a capire la logica di un’ accoglienza senza discrimine e senza governo – colgo e ravviso nelle parole del tema il lemma icastico ‘popolazioni‘ il vero senso del concetto migratorio. Che in nessun modo ravviso, invece, negli altri incessanti flussi invasivi: un fenomeno del tutto diverso, assieme a quelli dell’accoglienza, della distribuzione e della permanenza sul nostro territorio. Un fenomeno la cui dimensione e natura sociodemografica non doveva consentire, come invece e purtroppo è stato fatto e ancora si fa, l’allegro ma colpevole affidamento in gestione alla mano privata organizzata e finalizzata esclusivamente al profitto, in barba alla forma cooperativa che dovrebbe escluderlo e perseguire solo fini di mutualità. Una perizia raffazzonata day by day e, dall’ altro canto, una furba e provetta impostura; un binomio che manipola i termini del problema, non li seleziona, li spariglia, pericolosamente li aggrava.
Già si ravvisano, infatti, allarmanti manifestazioni di risvolti criminogeni, destabilizzanti, illecitamente tollerati e ormai quasi legalizzati, destinati in breve ad accrescersi e a riprodursi in progressione geometrica. Con l’alibi-ossimoro dell’emergenza ormai pluriennale. Robaccia da lessico stantio pour épater le bourgeois.
Certo, anche l’uomo della strada cui offrono soltanto montagne di dati, peraltro parziali, approssimativi e discordanti, fumose prospettive e pretesti di pur effettive carenze dei nostri europartners, a fronte di indecenti abusi e insostenibili prevaricazioni, non può non riconoscere verso le vere popolazioni in fuga lungo le coordinate balcaniche una particolare attrazione alla solidarietà umana che è ancora più spontanea perché stimolata dal tipo di monade migrante: la famiglia profuga. La quale, in genere, non si ravvisa nei gruppi di giovani maschi soli, riottosi alla identificazione, che spesso non ‘profuggono’ da guerre (incredibilmente lasciando in loco le donne e i vecchi a combatterle), ma sfuggono da ben altro, a partire da certe regole penali che da noi – lo sanno – si possono violare impunemente o con risibili sanzioni. Con le notorie conseguenze sul territorio, sull’ economia e sulle coscienze.
La famiglia profuga, invece, di per sé autentica una situazione di accoglibilità che ci sottrae dallo sconcio della pseudosolidarietà impostaci d’ imperio dalla combine buroaffaristica e dalle pericolose teorizzazioni di personaggi sociopolitici che perseguono loro personali ed autoritarie interpretazioni, anche ‘creative’, a confisca di nostre consolidate e sacrosante identità, libertà e certezze. Con l’ assist di una Chiesa spesso irriconoscibile. Mettendo a dura prova la nostra resilienza e lanciando le basi per trasformarci in colonia.
Idee discutibili? Forse; ma questo è quanto viene percepito con sofferenza dagli italiani che, a detta di qualche esaltato arrogante a nostro libro paga, “devono essere educati all’ accoglienza”. La presuntuosa e insolente Weltanschauung da pericolosa sindrome da poltrona che ha fatto perdere contatti con la gran parte dei problemi della realtà del nostro vivere quotidiano; problemi che da ordinari stanno rapidamente diventando straordinari.
Un sicuro e prezioso riconoscimento vada col mio concreto sostegno, comunque, a voi del fronte di MSF che in questa e altre realtà si muove ed opera alacremente e con grande spirito di abnegazione in concreto soccorso di quelle diffuse parti di Umanità in attesa delle vostre mani, del vostro afflato, del vostro coraggio. Grazie di cuore di quanto fate per il prossimo sofferente.
Vi ringrazio dell’ invito, dell’ ascolto e dell’ impagabile opportunità; un rispettoso saluto. Ad maiora!”
Michele Lamacchia

Meeting MSF del 31/08/16 – Ancona – lettera per intervento di Michele Lamacchia

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4 risposte a Note a margine n. 453

  1. Aldo ha detto:

    Certo che come ‘ uomo della strada’ e come ‘ esperto di niente’ lei ha detto delle cosette molto interessanti…

  2. Frida ha detto:

    Apprezzo molto sia la forma che il contenuto. Ottima sintesi da condividere del tutto.

  3. Margot ha detto:

    Penso che lei avrebbe fatto meglio ad andare alla conferenza e dirle personalmente queste cose davvero interessanti ed esposte con eleganza.

  4. Benedicta ha detto:

    Ecco un esempio – ormai raro – di ottima scrittura e attenta argomentazione. Complimenti, prof.

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