Note a margine n. 440

uguaglianza

‘I FIGLI DI’ SONO DA EMARGINARE?

Nel 1947 il famigerato bandito siciliano Giuliano, stragista di civili e di carabinieri, raggiunto segretamente nel suo rifugio sui monti di Montelepre, rilasciò un’intervista al giornalista americano Michael Stern che lo fotografò e accettò in consegna una sua lettera per il Presidente Harry Truman. Ma lo stesso giornalista era solito incontrare “Turiddu” in piazza San Silvestro, a Roma, fin dal ‘45. Nel 1945 il bandito era già stato intervistato per la rivista “Crimen” (periodico storico dedicato alla cronaca criminale) dal giornalista catanese Igor Man (Igor Manlio Manzella). Nel novembre del ’49, il giornalista Jacopo Rizza intervista Giuliano in una masseria presso Salemi, per il settimanale “Oggi”, su iniziativa dell’editore Giorgio De Fonseca (Rizzoli); lo scoop-reportage di Rizza pubblicato in tre puntate con decine di foto scattate dai fotoreporter Italo D’Ambrosio e Ivo Meldolesi, tra il 22 dicembre ’49 e il 5 gennaio ’50, fa il giro del mondo in ventiquattro ore, tra grandissimi apprezzamenti dei lettori e nessuna protesta di ipocrisia perbenista o scandalista.
Dalla intervista al boia nazista Priebke a Bariloche del 1994 seguirono molte altre comprese quelle pubblicate sul Corriere della Sera e su Repubblica. Fino all’ ultima “testamento”. E quella (registrata in voce con Bruno Sokolovic) che fece venire i mal di pancia alla brava gente, compreso il direttore del Giornale Radio Bruno Socillo, per il contenitore radiofonico ‘Inviato Speciale’ di Radio 1 / e poi Radio anch’io e che suscitò le giuste repliche del giornalista crocifisso: “… l’essenza di quel documento giornalistico: le parole dell’ex criminale nazista condannato all’ergastolo si commentano da sole, mettono in luce una drammatica e pesantissima verità. Quella di un uomo che dopo una vita, e quasi dieci anni di detenzione è rimasto lo stesso, che non comprende o fa finta di non comprendere quale tragedia ha causato il suo credo e la sua azione. E anche questo è un fatto, una notizia, difficile da comprendere e accettare, ma pur sempre una notizia…”.
E che dire dei terroristi intervistati o addirittura invitati a tenere cattedra universitaria? Che dire di Enzo Biagi quando intervistò Luciano Liggio in prima serata, del giornalista Rai Giuseppe Marrazzo quando intervistò il camorrista Raffaele Cutolo o della rivista Rolling Stones quando intervistò El Chapo o di  SkyTg24 quando ha intervistato Carmine Schiavone? E, passando ai ‘figli di’, che dire di quello di Bernardo Provenzano by Santoro, delle intervistestimonianze fiume di Ciancimino jr? Nulla di diverso. Di diverso dalla trasmissione TV di Bruno Vespa di ieri, oggi crocifisso dai benpensanti, che nel suo salotto di Porta a Porta ha fatto esprimere il figlio del super boss Totò Riina, c’ è soltanto l’ orecchio di chi ascolta o l’occhio di chi legge. E il suo malleabile concetto di pudore fatto su misura ed estendibile ai figli da mettere a tacere. Ancorché sia rilevante sapere e far sapere come la pensano e sia data agli interlocutori la possibilità di contraddittorio e di smentire pubblicamente. L’ emarginazione dei ‘figli di’ non pare essere una buona norma democratica. Temo che una discriminazione preventiva sulle voci da tacitare e quelle da diffondere comporti una sorta di pericolosa censura (da esercitarsi da chi?) che, sappiamo bene, si sa come comincia e non si immagina dove finisca. Bruciano ancora vividi ricordi che, unitamente ai dispotici ostracismi (anche lessicali) della ormai dittatura del politically correct, allarmano alquanto anche per via di un crescente giro di vite sulla libertà di espressione di opinione salva solo in immagine e come principio svuotato di contenuto dalla erosione da ideologia diffusasi anche tra i poteri che, per definizione, dovrebbero esserne scevri.

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2 risposte a Note a margine n. 440

  1. helena ha detto:

    Ci ho provato , ma non ci sono riuscita, a mancare al suono vibrante di queste inconfondibili e numerose Note a margine, che unitamente al suono emesso dalle sirene per il ricordo di tutti i Nomi custoditi da una fiamma di luce al riparo di ogni tempo in Yad Vashem, mi invadono la mente e il cuore. Nell’ ansiosa attesa che torni presto il carissimo Michele, non mi resta che far volare la farfalla, o motil in lingua ceka, che ultima vide il giovanissimo Pavel Friedman (1921 – 1944), prima di essere deportato da Praga al campo di Terezin e poi ad Auschvitz dove mori, e dove fu trovata scritta su un pezzo di carta, la poesia:

    MOTIL (LA FARFALLA)
    L’ ultima, proprio l’ ultima,
    di un giallo cosi intenso,
    cosi assolutamente giallo,
    come una lacrima di sale
    quando cade sopra una roccia bianca,
    cosi gialla, cosi gialla !
    L’ ultima
    volava in alto leggera,
    aleggiava sicura
    per baciare il suo ultimo mondo.
    Tra qualche giorno
    sara’ gia’ la mia
    settima settimana di ghetto:
    i miei mi hanno ritrovato qui
    e qui mi chiamano i fiori di ruta
    e il bianco candeliere di castagno nel cortile.
    Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
    Quella dell’altra volta fu l’ ultima:
    le farfalle non vivono nel ghetto.

  2. helena ha detto:

    Tempi nuovi ed anche la lunghezza “a” per non sentirsi fuori tempo si divide in due segmenti disuguali, “a+b”, perdendo tutto il quorum che ci aveva messo, e diventa uguale a “c” a conto perso. Sono gli scherzi della vita, la rosa piu’ bella che ci e’ stata data; ma poi ci siamo accorti che aveva un gambo pieno di spine.

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