Note a margine n. 427

presepe

UN LUSTRO SENZA LUSTRO

Un lettore mi ha ricordato che il 21 di dicembre – data ormai imminente – si compiono cinque anni di questo mio blog. E’ una data, nel complesso, non importante; ma, che qualcuno lo rammenti è edificante per me che ero molto scettico sulla tenuta di questa mia pagina.
Dai dati trasmessimi annualmente da wordpress.com risulta un buon numero di miei lettori sparsi nelle zone più disparate del mondo, ovviamente “buono” per uno come me, scrittore di grande insuccesso. Tutto è relativo. Ma posso esserne soddisfatto o quasi, anche se da qualche mese avverto la mancanza di quella decina di commentatori abituali i quali, scrivendo un paio di parole, mi consentivano riscontrare più concretamente la partecipazione di una confortante platea di pubblico. Spero sempre di poterli rileggere al più presto.
Non capisco il motivo di questa assenza ma sono propenso ad immaginare che si tratti di difficoltà normalmente connesse ai crescenti disagi di una vita che finiscono per stancare, demoralizzare, far rinunciare, per far tirare i remi in barca, chiudersi in se stessi, avere paura di esprimersi, per barricarsi anche mentalmente; in breve, di una vita percepita ormai come fortunosa sopravvivenza.
Cose che non possono non accadere quando – abituati e formati ad una vita apprezzabilmente civile per la costruzione della quale si è operato attivamente e alle cui regole ci si attenuti con rispetto a costo di sacrifici – ci si trova a dovere subire le lacerazioni da imbarbarimento della nostra società. Nella insipienza spocchiosa (o addirittura con la compiacenza o complicità) di chi, invece, dovrebbe perderci anche il sonno per dedicarsi con onestà e dedizione a difenderla da aggressioni diffuse, anche di tipo omissivo e oppressivo, ivi comprese quelle provenienti dalle istituzioni sempre più spesso in mano a ignavi parassiti a nostre spese, ignoranti senza scrupoli, parvenus non si sa come, a secco di identità culturali ma imbevuti di ideologie perseguite ad ogni costo e stravolgenti il buonsenso, a politici che, invece di governare passano la vita ospiti sgomitanti di trasmissioni tv.
Gli italiani – lo ribadisco a futura memoria – perseguitati da burocrazie farraginose e obese, oltre che da leggi e giustizie rigorose soltanto con loro, colpiti da un italiano e dilagante razzismo antitaliano, messi a tacere in forza del mascherato ma dilagante reato di opinione, non sanno più a che santo votarsi. Persino la Chiesta cattolica, ormai fucina di patente ipocrisia e di indecenti abiezioni, di compiacenze vergognose e di ignobili arrendevolezze verso culture anticristiane, ma anche di preti guasconi e intolleranti antitaliani, ha tradito il suo supporto che era il baluardo e il conforto dei credenti e anche un barlume di speranza per gli altri. Una Chiesa che aveva cominciato con l’ allargare le braccia per accogliere tutti e che ora allarga le cosce per accoglierlo da tutti.
Il numero dei suicidi e dei caduti in miseria nera annui in Italia conferma tutto in pieno ma non impietosisce per niente le coscienze dei responsabili dei nostri destini; e, mentre inesorabile continua la quotidiana strage dei vecchi indifesi aggrediti selvaggiamente in casa, dalla giustizia viene persino perseguita e duramente punita la legittima difesa; alla quale, poi, segue la ritorsione, ancora più violenta, dei parenti dei criminali feriti o uccisi cui si riconosce addirittura il diritto a pretendere il risarcimento dei danni a carico di chi ha avuto l’ardire di difendersi.
Ribadisco quanto ho più volte paventato da anni: siamo un Paese in pieno suicidio collettivo; e l’Europa, anche quella parte alle prese con eccidi raccapriccianti, non è diversa.
Cinque anni di questo mio blog sono passati, un paio di mesi fa ho pubblicato in due volumi e col titolo BLOG NOTE le mie prime 405 ‘note a margine’,  affinché ne resti traccia; ma a me sembrano una vita, un’ altra vita. Questa nostra di oggi non è più vita; è solo una fortunosa quotidiana sopravvivenza. Ed ogni mia nota a margine è un racconto da provvisorio superstite, è un addio, è una commemorazione di una dignità torturata e poi defunta, e della quale tra pochissimo nessuno neanche si ricorderà più.

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Una risposta a Note a margine n. 427

  1. Euterpe ha detto:

    Dottor Lamacchia, il suo scritto è così veritiero, ma così sconsolato che mi ha mosso alle lacrme.

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