IO DISCENDO DALLE STELLE
In qualche parte di questa Italietta, robivecchi al saldo, vogliono vietare il presepe e i nostri canti tradizionali di Natale perché potrebbero “offendere la sensibilità” dei non cristiani presenti nel nostro Paese, accolti e “abusivi autorizzati” (come diceva Totò). Ci mancava pure l’ intervento sciroccato del vescovo di Padova a rampognare i nostri concittadini troppo attaccati alle tradizioni, ecchecazzo! “Sono pronto a fare marcia indietro sulle nostre tradizioni”. Sarà, ma a me che pure vedo le cose da laico, a me questa pare proprio una roba da cagasotto. Mentre il Papa, è in tour africano di evangelizzazione, qui un suo picciotto, un tal mons. Claudio Cipolla, si dà da fare a disevangelizzarci e comincia con l’abolire il “Tu scendi dalle stelle…”.
E’ da sperare che il cognome non abbia nulla a che fare col famoso prof. Carlo Maria Cipolla, Professore Emerito di Storia Economica a Berkeley, autore del notorio studio-trattato sul cretino con tanto di diagrammi. Per una mente così, averne uno in famiglia sarebbe una tragedia, altro che parente povero!
Ed eccolo qua là; un altro prete convinto di poter parlare a nome dei fedeli, di poter pasticciare nell’ intimo dell’anima umana maneggiandola ad libitum, senza riguardo.
Un altro pezzo di Chiesa che frana sotto il peso di gravi responsabilità di grossolane spocchie individuali ammiccanti a realtà che non ci appartengono, realtà che, anzi, negano radicalmente le nostre identità, la combattono ferocemente.
Sia ben chiaro, parlo da agnostico ma, da uomo libero che vuol difendere la libertà di tutti, pretendo che certe arrendevoli iniziative compiacenti restino nei limiti di coloro che le pensano e non vengano assunte per fare testo per i credenti in casa loro.
Questo prete rappresenta solo se stesso; parli per sé, dunque; nel frattempo chi di dovere si prepari a segnare in perdita secca un altro po’ di 8 per mille, in aggiunta quelle conseguite alle galantinate e alla bagnascate.
A questo punto si imporrebbe almeno una meritata parola di disistima o di insulto; ma questa Chiesa già in coma mi fa troppa pena e non mi piace infierire. Auspico un intervento del boss sulla materia e sull’ uso degli alcolici tra i pastori di anime. Da parte nostra, per limitare i danni al prossimo, mi limiterò ad una pernacchia toto corde. La notte di Natale canterò innanzi al mio presepe. Io discendo dalle stelle, e non dalle stalle.
Beh, non soltanto i vescovi; ora c’è anche un pretonzolo, un certo Don Paolo Farinella: leggere sul Giornale per credere. La madre degli imbecilli è sempre incinta
” Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo, e vieni in una grotta, al freddo al gelo…”. Dall’allora mese di dicembre 1754 quando Alfonso Maria de’ Liguori, prima Vescovo e poi Beato e Santo, compose questo magico Canto, sia grandi che piccini continuano ad attendere il tenerissimo Bambino con il cuore speranzoso rivolto alle stelle fatte di sete e di velluti, immaginandole una per una come esposte in vetrina in una mostra preziosa, invece che ammassate in quell’ immenso magazzino del Cielo.
Eppure ci sono piccoli Vescovi che sanno solo belare. Senza offesa per le pecorelle in generale, e per quelle sul muschio del Presepe.