VALERIA
Parigi, al Bataclan ieri la mattanza di innocenti, ancora una volta per mano spietata di chi la fa in nome di un Dio. Avevo sperato sino all’ultimo, non se ne avevano notizie. Ma oggi si è saputo: Valeria è morta ammazzata. Anche lei.
Ed io sento che Valeria è mia figlia, è nostra figlia; tutti le siamo padri, madri, e le siamo fratelli, sorelle inconsolabili.
Vorremmo raccogliere un fresco fiore di campo per posarlo sulla sua tomba ed una goccia del suo sangue innocente e trasfonderlo nel nostro, custodirlo con cura affinché ci rigeneri. Ne abbiamo proprio bisogno di sangue; noi che ce lo facciamo sottrarre ogni giorno assieme al benché minimo afflato di coraggio, noi umani lasciati alla mercé di una dilagante pazzia criminale, condannati al silenzio che ci fa sempre più vigliacchi, vessati a subire di tutto passivamente, fuori e persino nell’ intimo di casa, torturati dalle armi e dalle parole, finanche dalla minaccia di leggi paranoiche, schizofreniche e di una giustizia farisaica che, invece, dovrebbero proteggerci, noi condannati ad ascoltare impotenti le ipocrite fandonie di cialtroni incapaci e capaci di tutto, sopratutto di dividerci, a non farci essere popolo senza orgoglio né identità nemmeno in una guerra ormai non più dissimulabile.
Valeria, je t’aime!
Homo homini lupus. Sarebbe bastato cosi; ma si sa che l’uomo non si contenta di poco e furono in tanti, nel corso dei secoli, a versare chilolitri di inchiostro su tonnellate di carta, per approfondirne il concetto. Conflitti sociali, politico-religiosi ed anche intimamente personali continuano ad affliggere l’umanita’. Tanto per restare con la mente e con il cuore nella feroce assurda strage di Parigi, ci metto come fiore una poesia di dolore.
MOESTA ET ERRABUNDA – LXII
Dis-moi, ton coeur parfois s’envole-t-il, Agathe,
Loin du noir ocean de l’immonde cite’,
Vers un autre ocean ou’ la splendeur eclate,
Bleu, clair, profond, ainsi que la virginite’ ?
Dis-moi, ton coeur parfois s’envole-t-il, Agathe ?
La mer, la vaste mer, console nos labeurs !
Quel demon a dote’ la mer, rauque chanteuse
Qu’accompagne l’immense orgue des vents grondeurs,
De cette fonction sublime de berceuse ?
La mer, la vaste mer, console nos labeurs !
Emporte-moi, wagon! Enleve-moi, fregate !
Loin! Loin! Ici la boue est faite de nos pleurs !
Est-il-vrai que parfois le triste coeur d’Agathe
Dise: Loin des remords, des crimes, des douleurs,
Emporte-moi, wagon, enleve-moi, fregate ?
Comme vous etes loin, paradis parfume’,
Ou’ sous un clair azur tout n’est qu’amour et joie,
Ou’ tout ce que l’on aime est digne d’etre aime’,
Ou’ dans la volupte’ pure le coeur se noie !
Comme vous etes loin, paradis parfume’ !
Mais le vert paradis des amours enfantines,
Les courses, les chansons, les baisers, les bouquets,
Les violons vibrant derriere les collines,
Avec les brocs de vin, le soir, dans les bosquets,
Mais le vert paradis des amours enfantines,
L’innocent paradis, plain de plaisirs furtifs,
Est-il deja’ plus loin que l’Inde et que la Chine ?
Peut-on le rappeler avec des cris plaintifs
Et l’animer encor d’une voix argentine,
L’innocent paradis plain de plaisirs furtifs ?
Les fleurs du mal – Spleen et Ideal –
CHARLES BAUDELAIRE (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867)