IL GAP
Feltri ha scritto sul Il Giornale del primo novembre scorso che Pasolini “fu un simbolo ma scrisse solo delle banalità”, e lo ha pure spiegato questo suo audace punto di vista che non mancherà di sollevare i toni dei cori dei maestri cantori del nostro PPP. No comment.
Io qui non mi soffermo tanto su Pasolini (molto spesso interpretato per sommarie approssimazioni anche dai suoi fideisti e dagli autopromossi suoi epigoni sulla fiducia) quanto sul pasolinismo di maniera, ché, sia pure alla memoria, fa ancora un po’ tendenza ed anche chic sguazzare nell’argomento collegati al polo positivo: quasi sempre in forma assertiva, sentenziosa, gnomica, come s’ usa fare per un sacramento. Un credo laicista per destinazione d’ uso e consumo da adepti ed assimilati. Ne ho conosciuti e, purtroppo, avuto a che fare con certi fancazzisti – spregiudicati carrieristi d’ immagine intellettualoide, che si mettono l’anima in pace comunicandosi con ostie di pasolinismo e volpe; quest’ ultima ce la mettono loro perché tirano a fregarti con l’aria di averne diritto in forza di una loro superiorità mentale. In genere, con lo sguardo fisso ai giovani, oggetto della loro amorevole-amorosa attenzione didattica, diciamo così, interlocutori prediletti.
Il pasolinismo, un po’ paravento ed un po’ paraculo di nullità e di modelli fallati, è fonte di comode citazioni all’occorrenza sia per chi, per darsi così un certo tono, in genere sprezzante,vuol far credere d’aver letto e visionato davvero le opere del PPP (e invece non è vero), sia per chi se ne serve per completare il GAP di nicchia, la propria trinità laica da sbandierare e venerare, magari per colmare un proprio vuoto etico; Guevara, Allende, Pasolini. Patetica idolatria di un pseudorazionalismo, cotto e ricottaro, che non fa più neanche un po’ di tenerezza malgrado la annessa memoria della nostra migliore età passata o trapassata. Ah, qualcuno ci aggiunge pure Fo. Ma, per ora, resta un optional.
Soltanto un frantumo raccolto nei Versi stretti nel libro; ma quale? anche i libri hanno un nome che li distingue uno dall’ altro: la religione del mio tempo, le ceneri di Gramsci, la poesia in forma di rosa. Apro il primo, la religione del mio tempo, e raccolgo La Ricchezza – 1. Nostalgia della vita :
Ah, fuori, riapparso tempo della pia
sera provinciale, e, dentro,
riaperte ferite della nostalgia!
Sono questi i luoghi persi nel cuore
campestre dell’Italia, dove ha peso
ancora il male, e peso il bene, mentre
schiumeggia innocente l’ardore
dei ragazzi, e i giovani sono virili
nell’anima offesa, non esaltata,
dalla umiliante prova
del sesso, dalla quotidiana
cattiveria del mondo. E se pieni
d’una onesta’ vecchia come l’anima,
qui gli uomini restano credenti
in qualche fede — e il povero fervore
dei loro atti li possiede tanto
da perderli in un brusio senza memoria —
piu’ poetico e alto
e’ questo schiumeggiare della vita.
E piu’ cieco il sensuale rimpianto
di non essere senso altrui, sua ebbrezza antica.
(1951 – 59) — PIER PAOLO PASOLINI