UNA LETTERA D’AMORE
Carissima,
Ieri mi è accaduto un paio di volte; oggi, non è ancora mezzogiorno, è già m’è venuto lo stesso; chissà fino a stasera quante volte ancora mi verrà il pensiero di chiedermi se troverò mai il coraggio di appartenerti davvero così come sempre più spesso mi chiedi e da sola ti rispondi di sì. Forse fiduciosa più di quanto sia realistico credere.
Mi dà disagio, rifiuto l’idea di non essere mentalmente libero di sceglierti o non sceglierti, ogni giorno; la mia libertà è una protesi fissa per pensare, respirare, muovermi a casaccio o seguendo un piano, per non rendere conto, non condividere con nessuno, nemmeno con te, quel piccolo spazio nel mio giardino segreto dove mi rifugio, nascondo le mie debolezze, mentire persino a me stesso ma senza renderti conto, senza senso di colpa, dover affrontare giudizi, dovermi difendere, dare spiegazioni frugando a casaccio ed in fretta anche tra quelle che non ho. Parlarne? Dovrei pensarci almeno un poco; e le mie esitazioni ti sembrerebbero ammissioni di responsabilità, le pause di silenzio ti parrebbero consenso alle tue conclusioni, in genere affrettate, intuitive, univoche, senza scampo. Per questo taccio.
Vorrei sapere come fare a meno di te; mi riprometto ogni giorno di trovare il coraggio di dichiararti il mio amore primario per me stesso. Primario ma a lungo retrocesso in graduatoria. Detesto amarti così tanto come il doverti dipendere. Né mi consola l’ ipotesi di scuola che non sia vero amore, che posso smetterti quando voglio. Non ci credo nemmeno io. Forse tu sai; sai tu più cose di me che io stesso ignoro, che sono sommerso tra questi miei istinti inappagati, inconfessati, dissimulati a fatica. E attendi, fiduciosa in ciò che io non sono. E questo tuo amarmi comunque, mi fa paura; come il poterti perdere.
Dovrei lasciarti davvero questo biglietto d’amore confuso. Ma detesto dover decidere.
L’ ho chiamata Tesoro Mio, scritto cosi’ come si vede; mi e’ giunta con il battito d’ali di un bianchissimo Airone che dopo il suo lungo volo ha trovato a bussola la cassetta delle lettere dove infilarla con la massima attenzione. L’aveva vista sulla sabbia quella forma strana, non era conchiglia d’ostrica e non era stella di mare, ma aveva uno strano odore di terra che non doveva andare perso. Fu cosi’ che spicco’ il volo con il suo gioiello, e giunse la’ dove consegnare quella strana forma che con la sabbia non aveva niente a che fare. Ed io lessi la lettera e senza tanto pensare capii che si trattasse proprio d’ Amore: con una puntina da disegno la fissai sulla fantasia del mio pensiero.