A MEMORIA, A FUTURA MEMORIA
Eva Izsak, ungherese, ebrea. Forse il primo “femminicidio”; per mano amica, fidatissima anzi.
Non foss’altro che per il senso di appagamento derivante dalla vitale conoscenza in genere e dalla offuscata storia di una straordinaria figura di donna, adolescente coraggiosa, che combatté il nazismo e fu eroica vittima del tradimento da parte di coloro che, codardi e miserabili traditori, avrebbero dovuto, invece, aiutarla e che la ‘suicidarono’ al cianuro per salvarsi, mi è valsa la pena trascinare i miei lunghi e penosi giorni sino alla tappa di questo attuale ‘giorno della memoria’. Che, sovente, si scopre anche infangata, opportunistica collusa e gravitante intorno all’ artificio di retoriche manipolate, non solo dall’ esterno, in danno di veri martiri, quelli dimenticati o nascosti, e a favore degli osannati personaggi ‘intoccabili’ più deprecabili dei nemici dichiarati. Come avvenne per la star ungherese prof. Imre Lakatos, (vero nome: Imre Lipsitz) ebreo, già capo carismatico, col nome d’arte di Imre Molnàr, della stessa cellula clandestina comunista in gran parte composta da ebrei, compresa la Izsak, che combatté l’ occupazione nazista dell’Ungheria. Poi allievo e successore di Karl Popper alla London School of Economics. Notizie attinte ai ricordi del prof. Imre Toth, anche lui ungherese antinazista, filosofo della scienza, collega dell’ ‘illustre’ connazionale star partigiana, militante nella stessa cellula comunista al comando di Molnàr, alias Lakatos. Come ne racconta diffusamente Januaria Piromallo nel suo libro denuncia “IL SACRIFICIO DI EVA ISZAK” (Chiarelettere) passato accuratamente al silenziatore, elaborato col materiale contenuto in un memoriale scritto dalla sorella della “ragazzina”, 40 anni dopo la sua morte e tenuto segreto, e nella sua recente lettera Alle Donne della Comunità Ebraica nel Giorno della Memoria.
Per chi ha sete di giustizia, è un’occasione fortunosa, una scoperta impagabile, preziosa per ricostruire un altro segmento di verità storica fatta di eventi atroci che non meritano turpi manipolazioni.
Mentre preme l’ attesa degli onesti che, in un popolo dall’accentuato senso dei giustizia, si abbia il coraggio di farla anche per costei; almeno alla memoria.
I will put my breath into you and you shall live again; me too, piccola grande Eva Izsak.
Mio Dio, mio Dio
fa che non abbiano mai fine
la sabbia e il mare
il mormorio delle acque
il luccichio del cielo
la preghiera degli uomini
(Hannah Szenes)