SCRIPTA MANENT, NISI CENSURA
Molto di recente, nello scorrere le pagine del il Giornale on line, mi è accaduto di leggere una divertente sequenza epistolare immaginaria ( presumo ) avviata giorni or sono da Annamaria Bernardini De Pace e alimentata da altri personaggi, in una specie di contraddittorio fatto di contestazioni, recriminazioni, qualche insulto non sempre velato q.b., etc. destinatari: un seduttore fallato, un genero infedele, un’ amica infatuata, etc., alcune con riscontro agli autori: la delusa, la suocera risentita, l’amico amante, etc… Piacevole divertissement ( che invito ad andare a leggere su il Giornale on line partendo dalla prima settimana di agosto circa, cliccando il nome dell’ autrice unito a il Giornale o i titoli Caro seduttore…, caro genero…, cara suocera…, e vi così ) nel gioco delle immedesimazioni al quale la ideatrice, nota avvocata matrimonialista e giornalista, aveva invitato tutti i lettori a partecipare con contributi e commenti. Ci ho provato anche io nella parte dell’ amica-amante abbandonata, del genero fedifrago redarguito, ed i miei interventi sono stati puntualmente pubblicati tra i commenti dei lettori. Tranne uno, quello che ho scritto nella parte della mogliefiglia rivolta alla madresuocera severa fustigatrice del genero definito vile traditore e accusato di scarsa resistenza sessuale. L’ ho scritta e l’ ho inviata quasi convinto di poter continuare il mio contributo a questo simpatico gioco con una idea originale e, forse, anche gustosa.. Ma non mi è stata pubblicata, forse censurata, forse dispersa nei vuoti pneumatici lasciati dalle diserzioni ferragostine del tutti al mare. Boh.
Ci ho provato e riprovato, nulla. Allora, peccato buttarla, eccola qui. Ecco la lettera della mogliefiglia tradita dal marito e fiancheggiata dalla battagliera madre impicciona:
“Mamma carissima, l’amore che ho sempre provato per te sin da quando cominciai percepire il tuo profumo e a riconoscerlo e cercarlo, forse mi trova, tuttavia, impreparata a difenderti come vorrei e come merita la madre e la donna che sei, ancora una volta al mio fianco, come sempre schierata ed armata come sai in difesa di ciò che ami di più, lo so, la famiglia, la giustizia, la verità. Quando ho letto il tuo scritto, compiaciuta ed orgogliosa ancora una volta di esserti figlia amata, temevo che in pochi ti avrebbero capita e difeso le tue ragioni che così sapientemente hai saputo sminuzzare in una esposizione organica, e ricomporre perfettamente in un pensiero magnificamente strutturato che si impone per grandezza di vedute e giustezza di valutazioni. Ancora una volta, leggendo come ascoltando le tue parole, il cuore mi palpita più forte, mi vibrano le fibre nervose, le sinapsi tremano. Mi hai insegnato tante cose e mai, dico mai ho accantonato l’ idea di confidarmi con te e di chiedere a te più che a me stessa, senza remore, quelle risposte che non saprei darmi da sola. Spesso continui a illuminarmi non fosse altro che con l’ esempio di una sincera amica più grande. Chiedimi tutto, mi dici, mamma cara. L’ ho fatto e lo faccio mai delusa, certa di una risposta saggia e sincera. Allora, dimmi mamma cara, ma come cazzo ti è venuto!?”