REPETITA IUVANT sed EST MODUS IN REBUS!
“No, non sono andato in ferie; sono rimasto qui, in sede, a boccheggiare per via dell’ afa umida, transumando da un divano all’ altro, con la variante di poltrona e letto. Aria condizionata, per fortuna; ma si impongono le finestre chiuse che tolgono aria. Anche quest’ anno ripetendo che un’ estate così non l’ avevo mai vista, scordarello di quelle passate, a volta anche peggiori. Non viene desiderio di scrivere, apatia a tutto campo, quella che appiattisce la voglia di dirgliene quattro sui denti almeno ad una masnada di cialtroni che ogni giorno di più infierisce e intralcia la nostra vita, la stessa voglia di vivere persino. Si protesta, si contesta, si reclama: e i motivi non mancano, anzi, sono così tanti che disorientano. E non sai da dove cominciare ad imprecare di brutto, evocare le ascendenze, le corna ramificate, e gli usi impropri ( diversamente orientati, come per legge si deve dire ora) del culo. Come recentemente interpretato dai nostri solerti e indaffarati legislatori e scassazionisti. Sarà la depressione indotta, la senilità, la rabbia impotente; certo è che mi sento giunto al punto critico al punto critico. Quello dove diventa lecito urlare, con voce impostata, un VAFFANCULO e con colonna sonora stereo gridare una sfilza di nomi che te ne stanno facendo di tutti colori da una vita. Persino mia moglie – che ha intuito il pericolo – si tiene a distanza di sicurezza. Se pote fa ‘sta vite?”
Riprendo e riporto pari pari, senza cambiare una virgola, perché, da allora, nemmeno una virgola è cambiata, a parte le mie intime, incorreggibili questioni di cuore, peggiorate a piacere di natura. Ci sarebbe, tuttavia, una domanda, non particolarmente nuova ma che si è radicata più a fondo: ma che cazzo sta passando per la testa degli italiani!? Fabbrichiamo ogni giorno di più un mondo incomprensibile, assurdo, al rovescio: da vomito. Raggi cosmici, virus demenziali, arie tossiche? Vorrei un posto. Per scapparmene in fretta e sicuro di non essere inseguito dal pericolo della estradizione. E nemmeno dal ricordo di questa terra di pazzi.
Buttare giu’ due parole, un po’ arruffate dall’umido come fossero capelli al vento, specialmente quando si tratta di capelli di donna. Non e’ uno scherzo, so per certo che tali capelli, di qualsiasi colore o lunghezza, hanno una composizione diversa da quella dei capelli che appartengono all’altro sesso. Intanto il caldo non da tregua e porte e finestre restano inesorabilmente chiuse a qualsiasi via di sbocco per placare il vento infuriato nero, alla ricerca di possibili soluzioni. Si’, la porta della terrazza, adeguatamente attrezzata con poltrona e ventagli in zona d’ombra sorvegliata, dove poter transumare per pause ad effetto altamente benefico. Ed ecco che anche gli “ioni” negativi possono entrare all’interno a ricongiungersi con quelli positivi, mescolanza indispensabile all’uomo per il suo benessere e la sua salute.
TERRAZZA
Dalla mia terrazza passano le rondini e tra i pochi rami che resistono al vento sostano a volte colombe selvatiche in cerca di tutto.
Sulla mia terrazza/ scorrono odori di pioggia/ ardono fiamme di sole/ e tramonti di fuoco/ o guizzano bagliori di tempesta./ E nelle notti/ piu’ calde e stellate/ costretti nell’abbraccio/ del favonio che ci soffoca/ noi che restiamo a lungo/ a rovistare pigri/ tra le luci sparse del cielo/ o guardiamo a ponente/ verso il mare la grande chiesa/ cosi’ lontana cosi’ vicina;/ e meditando e discutendo/ minimi segnali di respiro/ occasioni di sollievo/ e prospettive d’albe rigeneranti/ ogni volta stupiti ritroviamo/ orizzonti senza accesso/ come il senso della liberta’/ che poi perdiamo per strada.
—-MICHELE LAMACCHIA – dalla raccolta Soltanto Venti –