COSA DI TOLLERANZA
1913, anno alle soglie di grandi eventi, alle soglie della grande guerra mondiale, e di grandi firme che, in un contesto non certo facile, danno alla luce, tra l’altro, La riforma della dialettica hegeliana (G. Gentile), Psicopatologia generale (K.Jasper), Quadrato nero su sfondo bianco (K.Maleviĉ), La sagra di primavera (I. Stravinskij), Breviario di Estetica (B.Croce), Canne al vento (G.Deledda, nobel), Odi ed Inni (G. Pascoli), Morte a Venezia (T.Mann), Sul sentimento tragico della vita e Nebbia (M. de Unamuno) La condanna (F.Kafka) Figli e amanti (D. H. Lawrence), Alcools (G. Apolinnaire), La strada di Swann, primo romanzo del ciclo Alla ricerca del tempo perduto (M.Proust), Gitanjali e Il giardiniere (Tagore). Per non dire d’altro, pur di non dissimile rilevanza, ma a partire dal ripescato Mario de Sà Carneiro in su.
E mi chiedo perché mai, non disponendo di una provvista inesauribile di tempo e intimidito dagli sbandieratori di sostegno, io dovrei provare interesse o cercar diletto nella vita debosciata di Mario de Sà Carneiro, giovanissimo scrittore-poeta portoghese suicida che attraversò la breve vita tra i tavolini delle caffetterie per essere osannato dai posteri. Il quale, nobilitato dalle penne amicali di Pessoa, quell’ anno stesso ebbe appena il tempo di novellare qualcosa, compresa una insipida e banalmente goth parolaia “La confessione di Lucio”, di difficile collocazione tra le succitate figure contemporanee, e qualche suggestivo verso satinato/patinato, forse di qualche migliore consistenza per via della naturale e variegata elasticità ermeneutica incorporata nella poesia. Dove meglio può imperare il complice imbroglio emozionale della interpretazione. Anche se intorno alla novella de quo, quasi soggetta a salottiere resurrezioni cicliche, si sono allenate curiose furbizie lessicali, tanto per dirne qualcosa di originale, ma sempre restando su territorio debitamente omologato da aggettivazioni positive e punte di entusiasta sensazionalismo. Estendibili a favore della traduzione di turno, che, letta una, lette tutte. Ma questo non si dice, anzi, ci si inventano puntuali indici di originalità per non far torto all’ interprete. A sprezzo del ridicolo.
E mi chiedo anche che cosa mai infervori e spinga ancora oggi sì tanto i fans del fu giovanotto e i volenterosi volontari crociati della sua “riabilitazione, da esigere, come scontata, la loro condivisione osannante e da esporli nelle scalmane da curva nord a lanciare cori di anatemi contro i non altrettanto estimatori incapaci, come me, di condividerne stile e contenuti.
Ci ho perso tempo prezioso, ci è voluta pazienza, può bastare così.
Mi aspettavo qualcosa di meglio in un contesto che proclama: “…Siamo una libera tribuna dalla quale chiunque può esprimere le proprie idee senza nessuna preclusione o preconcetto…esprimiamo con la massima libertà le nostre idee, quali che siano…” Qualcuno ci ha creduto e ci ha provato pure…Pazienza, ripeto, può bastare così.
Ma per certe mie scelte sono un diversamente tollerante. Eliminato?
In una libreria radicalchic-salotto buono della mia città, lo hanno riproposto anche con un giro di telefonate personalizzate tentando di ammannire anche a me questa patata lessa, una nuova (?) traduzione, che, in mancanza d’altro, mi era già accaduto di leggiucchiare senza riuscire ad arrivare alla terza pagina. Anche per “merito” distinto della traduzione “artigianale” che è meglio non commentare.
C’ è voluto del bello e del buono per esimermi, ma ci sono riuscita; ma mi hanno dato della incompetente. Non ho perso il sonno. Caro Prof.
Ci hanno provato anche con me; ma mi sono salvato dall’ invito. Ero già in allerta e Lei mi ha confermato. Pussa via!
Conosco – ma senza particolari approfondimenti a tesi – l’ autore da Lei citato. e con Lei convengo i termini di una valutazione che scompare negli infinitesimali, non soltanto se accostata alle opere da Lei citate, ma anche oggettivamente, per la inconsistenza artisticoletteraria della figura di uno scrittore in un mondo che ha visto ben altro, per fortuna.e nostra ricchezza. La tenebrosa eroicità cercata e fantasticata non basta. No, anch’ io, Prof.
Ecco come, senza pacchiani eccessi verbali, si può riuscire ad andare controcorrente, a dire no alla direzione del momento, smentendo un certo manierismo alloggiato in ambienti letterari ben definiti.
Senza mezzi termini, un no a tutto tondo, maschio. Bravo Prof,