ALLE SOGLIE DEL BAR
Ed ecco qui il mio intervento, inutile o quasi, senz’ altro epidermico, per non dire tout court superficiale. Mi riferisco nuovamente alla figura del Papa Francesco che colpisce, con valenze differenti, e coinvolge – pare – anche atei ed agnostici, costituendo un ulteriore motivo di suddivisione a largo raggio. Non so se il gioco del “distinguo ergo sum” sia tutto italiano e si esprima dalle cose più futili sino alle universali. Un pirronismo scoperto e adottato come marchio di intelligenza, e dell’ acume della serie “a me non la si fa”. Certo è che, nel leggere o udire la infinità di interpretazioni valutative e le dietrologie del possibilismo no limit, dovremmo essere un popolo di pensatori doc, speculatori saggisti filosofici: eppure, non possiamo non riscontrare che il più delle volte le nostre argomentazioni estimative spesso sono tali da non superare i limiti di un salotto o di un bar.
Affinché si possa scrivere la storia è necessario che questa maturi abbastanza col tempo e che la cronaca diventi storia, appunto. Impossibile una valutazione storica di un personaggio, specie se unico nel suo genere, scritta dai suoi protagonisti e dai contemporanei, sia pure come spettatori da loggione come io sono e mi riconosco in detto contesto.
Ho già confessato una emozione positiva, che, come l’amore, non trova radici altre, diverse dal semplice sentire. Il resto viene appresso, nel bene e nel male. Perché Francesco e non un altro: qualcuno paventa lo zampino massone persino; le ipotesi sono infinite e, ove diventino tesi, non è difficile sostenerle in concerto con interlocutori ad adiuvandum o predisposti negli stessi sensi. Questo vale per tutto. Mi sia consentita una esemplificazione da accostamento: la complessità di un uomo papa e la sua statura non possono prescindere dal contesto e dagli eventi in cui egli opera; non credo che si possa graduare una classifica di merito per considerare un uomo del soglio, papa più papa di un altro. Così come è per l’ arte: arte sì o no; ma non si razionalizzi il concetto di un artista più artista di un altro. I risultati, poi, sono collegati in minima parte alle capacità personali e, nel resto, ad una serie di variabili note o ignote, spesso imponderabili, spesso rilevabili dopo tanto tempo e con altre misure “aggiornate”. Immaginate che eroi sarebbero stati oggi Hitler e Mussolini se gli eventi si fossero inarcati in altri versi. E se accettiamo di muoverci su un terreno insidioso come quello della fede, dovremmo essere consapevoli degli abbagli e dei trabocchetti sempre in agguato.
Penso che non si sbaglia molto quando si sostiene che della moglie, di un amico, o si ha fiducia o no. Fiducia controllata? Ipocrisia. Ma la magia dell’ amore nasce e si alimenta anche in una acrisia che, altrove, condanniamo giustamente. Il cuore ha delle ragioni che la ragione non ha (B. Pascal) Vogliamo interrogarci sulla singolarità della figura di questo nuovo Papa? Qui ci devono soccorrere la voglia di allargare le domande più che il desiderio di identificare risposte e, più che mai, la coraggiosa accettazione del rischio di sbagliare: molto meglio che dubitare a priori sempre e di tutto, e, per terrore di restare ingannato, strapparci dal cuore il piacere impareggiabile di credere e di amare; come fecero un gruppo di poveri straccioni ignoranti trascinati dalla seduzione di una parola nuova, contro tutti. Il mio sbaglio di farmelo piacere questo Papa che sa di uomo, se così è, non nuoce a nessuno.
Forse ci salverà proprio un “papa che sa di uomo..” o un altro evento che assomigli ad un miracolo. Sino ad allora, come sarà mai possibile considerare questa gentaglia come il peggior nemico che mai gli italiani abbiano avuto nella loro storia? e sì che di predatori e devastatori ne abbiamo avuti! Ma come questi mai! e quali sentimenti potremmo mai nutrire nei loro confronti? Non certamente di amicizia o di fiducia! Purtroppo ci manca il coraggio dei nostri padri i quali, tuttavia, era no forti perchè uniti; questi barbari, per questo ci hanno e ci tengono divisi con stupide ideologie e seminando rancori tra noi che, invece, siamo tutti ugualmente vittime. Ma quello che non potremo vedere noi, lo vedranno certamente i nostri figli: non credano di farla franca ancora per molto!
Non ci salverà nessuno…tanto per rispondere a quanti si pongono le stesse domande strazianti di Margot e che non hanno il coraggio di esprimersi con la stessa forza, davvero invidiabile. e alla faccia del bon ton. Tanto questa gente non merita altro, sempre che non crepi prima lentamente e non veda crepare altrettanto lentamente i propri cari. Non meritano altro questi degenerati che osano proporsi come i salvatori e i moralizzatori. Di un certa categoria, poi, conosco fatti e misfatti osceni, abietti, ignobili, mafiosamente insabbiati,…Io non so quando, ma so certissima che arriverà il loro momento di pagare sino all’ ultimo spicciolo. Solo allora si potrà parlare di Giustizia senza far ribollire il sangue o ridere, ridere, ridere. I nostri padri, di qualsiasi idea fossero, furono dei giganti di coraggio e noi?! pecore da macello.
Esimersi: ecco il problema caro Prof.; riuscire ad esimersi dalla valanga di deiezioni che questa orda di gente al potere, conclamato o dissimulato, ogni giorni ci butta addosso per coinvolgerci, tutti. Forse nessuno è più detestato di chi riesce a non farsi travolgere dalle sceneggiate di questi disperati: si disperati perché forse non sanno nemmeno loro che cosa vogliono. Non passa giorno che non si tolga un coperchio da un buco di cloaca; e allora si vedono con dolore i politici non statisti, i giudici tromboni, gentildonnne vajasse,facce d’angelo facce di culo, …e noi?! costretti a tollerare in silenzio che la pena incombe dalle mani rozze e mentalità cozzale, Io non ne posso più, di questa merda di essere che si atteggia ad una superiorità che non hanno, laddove sono molto meno della media e come tale oggetto del massimo disprezzo. Chi ci salverà?
Bello e interessante. Direi sorprendente in una pletora di bloggisti presunti tali che sguazzano nella banalità, nella propaganda, nell’ autopromozione. La modestia nello scrivere denota sempre una intelligenza diversa, una visione particolare delle cose che stimola le idee. Riflessioni stimolanti e formulate con cura, semplicità ma non semplicismo. Leggerò ancora. Condivido.
Bravo Prof.! e sono lieta anche del nuovo lettore e di ciò che ha scritto di Lei. La Sua concezione del sentimento/sensazione è davvero interessante. Amare è anche un atto di coraggio, il coraggio di rischiare e di restare deluso o tradito. Da ciò che Lei dice,sento che Lei abbia esprerienze dirette e sa di che cosa parla. L’amore, il sentimento teorizzato, ragionato va pure bene fino ad un certo punto; ma rinunciare alla sensazione magica che ci fa propendere o osteggiare un sentire, significherebbe fasciarsi la testa prima di rompersela. Vivere intensamente: ecco il segreto per rifuggire i vuoti sterili. Ciao prof. La penso come Lei.
Ho trovato per puro caso questo piccolo ma prezioso blog di Michele Lamacchia, poeta e scrittore non adeguatamente portato alla ribalta a causa delle consuete miopie di coloro che gestiscono in regime di monopolio de facto la cultura col sistema di “cosa loro”. L’ analisi sobria ma puntuale, unita al senso di un umore stuzzicante, che diventa anche ironia e sarcasmo, si lascia seguire anche per la mancanza dei fastidiosi assiomi di sostegno. Il garbo dello stile, peraltro, nulla sottrae alla completezza e mai si puntella alla banalità, alle scontate citazioni cui si ricorre, in genere, per dar lustro alla personale pochezza argomentativa. Ho letto anche qualcuno dei blog pregressi e ne ho tratto la conferma di una dimensione di uomo poeta e di uomo pensatore che mai si autocompiace se non del proprio ragionevole dubbio. La mancanza di narcisismo, poi, colpisce ed eleva prosa e poesia, laddove di quest’ ultima già conoscevo versi solidi, concreti, dove l’ anima si materializza e la materia si spiritualizza. Continuerò a seguire e, se del caso, a contestare o condividere, unitamente agli altri interessanti commentatori.