ACQUA CALDA?
Marcello Veneziani punta l’ attenzione sul successo che riscuote Francesco per via del suo “scoprire l’acqua calda” esprimendo “verità banali”, sul suo rivolgersi ai fedeli con una naturalezza e semplicità particolari. Così lo interpreta il Veneziani, senza giri di parole, né maliziose allusioni.
Io penso che proclamare una banalità che pare ormai abbondantemente dimenticata e accantonata da molto e da molti, o, addirittura ancora sconosciuta a molti, specialmente nel campo dell’ etica, quanto ad effetti può equivalere ad enunciare una parola nuova di verità che faccia centro, sorprenda e affascini. Forse, per sintonizzarsi sulla lunghezza d’ onda del sentire dell’ individuo disorientato o scarico dell’ energia dei valori fondamentali, per accreditarsi nei suoi sentimenti puliti, lasciare una traccia che duri un po’ più del risuono della parola e della sua eco effimera, è ciò che occorre oggi. E se questa è cosa buona e utile, perché non rivolgersi ai cuori come fa Francesco, semplicemente bussando con la stessa naturalezza di un buon vicino di casa? Non credo che sarebbero molti a riportarne il beneficio del conforto e dei buoni proponimenti, invece, se egli se esprimesse solo ufficialmente per encicliche, bolle pastorali, etc. Così bussò Gesù Cristo per farsi aprire.
Non credo che Francesco non se ne renda conto o che sappia fare solo questo. Ritengo che si tratti di una volontaria modestia molto coraggiosa di un Papa che persegue l’ effetto del recupero delle perdite più che il successo personale. Apprezzabile, no?