Note a margine n. 309

popul

POPULISMO?

La sorte dei neologismi e dei prefabbricati verbali pare essere quella di essere “quattro stagioni”.
Ricordo di aver chiesto più volte, in diverse occasioni di incontri, che cosa significhi esattamente “berlusconismo”, mai ottenendo un risposta, ma sempre sollevando indignate reazioni di insulto.
La domanda era autentica e i riscontri ricevuti sempre fasulli ed elusivi.
Molto meno giovane, certo, ma anche populismo può essere considerato un neologismo (lo rileviamo per la prima volta nella seconda metà del sec. XIX in Russia, poco prima del marxismo) assunto servilmente dall’ inglese populist). In quel Paese, in origine, indicava il dovere degli intellettuali di porsi al servizio del popolo. Una volta importato in Italia, è stato usato per significare tutto e il contrario di tutto, ad libitum, il più delle volte con valenza negativa, attribuito pure al “berlusconismo”. Difficile tentare una corretta analisi filologica di questi termini, specie di quelli import. Di qui la confusione dilagante che mi porta ancora a chiedere se ciò che scrivo sia o no berlusconista, e ad attendere risposte che non verranno. Se populismo volesse indicare l’ interesse a conoscere veramente ed occuparsi veramente degli interessi elementari del popolo, sempre più spesso dimenticati ai livelli dei grandi numeri, delle grandi contabilità, delle grandi teorizzazioni da parte dell’ élite di comando, io non vedrei seri motivi di condannarlo; motivi che, però, scatterebbero quando, invece, prevalesse uno studiato programma strategico-strumentale per assecondare sempre e comunque le folle con promettenti proclami e critiche ruffiane, farsene paladino, capopopolo, solo per trarne vantaggi politici personali. Insomma, una demagogia intrallazzante e magnaccia, a prezzi stracciati, per rimorchiare in quantità mentalità bagasce o apprendiste tali, pance vuote.
Allora, il populismo? Sì, no, come, quando, e perché. Stabiliamo prima di tutto di cosa si tratta, e poi discutiamone di conseguenza. Idem per il “berlusconismo”. Non diamo mai nulla per scontato, specie quanto a certi concetti di nuovo conio.

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4 risposte a Note a margine n. 309

  1. Aldo ha detto:

    Caro Prof., io non so come ben definire il populista. Tuttavia, posso dire chi è il non populista: chi è capace di dire al popolo: “questo non posso dartelo, o non ancora, ma farò il possibile per procurare di darti il meglio disponibile; ma sarà necessaria la tua doverosa collaborazione. Senza il tuo appoggio potrò fare ben poco”.Che ne pensa? Ciao.

  2. helena ha detto:

    Mi dispiace davvero molto; per il momento, per mancanza di tempo, non dico altro!
    ” Ci sape, disce; ci no sape, sdisce “

  3. Gray ha detto:

    Ciao Prof., direi che tra non molto si potrà parlare di lamacchismo. Che ne dice? Perché no, Per adesso, creiamo il termine, quanto al significato, cosa del tutto secondaria, ognuno potrà poi cimentarsi a suo piacere. Qui da noi il mondo va così storto ormai che non c’è più nulla da sorprendersi…Vero?

  4. Martina ha detto:

    Carissimo Prof., come sempre Lei fa centro. Il parlare, discutere, accapigliarsi anche per qualcosa che non si sa bene cosa sia è tipico dell’aggressivitàliana chiacchierona e teorizzante. Ora che Lei mi ci fa pensare: io sono populista o no? sono berlusconista o no? Aveva ragione Pirandello: io sono ciò che mi si crede. Non conto ciò che sono veramente ma ciò che credono gli altri, uno nessuno, centomila. So che Lei ama i neologismi: coraggio, Prof,, ne sforni qualcuno: vedrà che provvederanno gli altri ad attribuirgli uno o più significati. Ciao Prof., un abbraccio.

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