SURSUM CONCORDIA
Abbiamo risollevato il Concordia, disincagliandolo in bilico dagli scogli. Avrebbe potuto inabissarsi per sempre.
Beh, il pensiero di uno che non è facile ai trionfalismi: tiriamo un gran respiro di sollievo e ammettiamo: ci siamo riusciti. Un’ impresa senza precedenti di riferimenti, pare. E se non fosse andata bene? Anche una buona pulizia da residui tossici, esplosivi o inquinanti può avere delle particolarità straordinarie, nell’ ardua creatività e genialità del progetto studiato a tavolino, nella scelta di uomini e mezzi, nella organizzazione esecutiva, nella esecuzione stessa. Non si trattava di tirare in secca una barca semiaffondata. Francamente, non mi sento di svilire l’ impresa con una spruzzata di scetticismo. Ci siamo giocati molto. Ripeto: e se fosse andata male? Avremmo capito, perdonato, tollerato, non avremmo mosso severissime parole di accusa di incapacità?! Non era impresa da poco e pare che l’abbiamo saputa eseguire. Un esame l’ abbiamo superato, anche chi disinnesca e rimuove bombe o mine non lascia tracce della sua opera, eppure ne sappiamo le difficoltà e la valenza positiva. Per una volta, lasciamoci andare ad un po’ di sano entusiasmo e siamone fieri senza quel maledetto complesso di inferiorità che ci portiamo addosso come una protesi fissa. Con lo stesso coraggio con cui riusciamo a stigmatizzare le nostre carenze ed insuccessi. Crediamoci noi per primi, se auspichiamo che anche da parti di altri ci giunga un riconoscimento di merito. Non possono valere soltanto le vittorie ai campionati di calcio a infonderci una minima dignità di onesto nazionalismo. Io segno un punto a favore.