Note a margine n. 289

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LA SCUOLA

La scuola? Chi l’ ha vista? Roba da archeologia, sapete quella che si racconta, si tramanda nelle leggende, fatta di docenti che sanno, che sanno e vogliono davvero insegnare; di studenti che desiderano sapere e non soltanto essere promossi. Sapere: prima di tutto, il valore morale del rispetto del prossimo, il valore sociale del rispetto delle regole, l’allenamento alla disciplina del comportamento e dello studio, uno studio da amare e desiderare come unico mezzo onesto per crescere come uomini civili, uno studio che formi e informi di meno. Il riconoscimento dei diversi valori e funzioni, il disconoscimento della illusione delle uguaglianze per legge, con cui drogano i nostri giovani legittimandone il disimpegno, alimentando la mistificazione che il successo degli altri è solo fortuna, e il nostro insuccesso è solo sfortuna. La preparazione ad affrontare da uomini le diverse vicende alterne della vita senza vacui fatalismi inventati per giustificare superficialità e indifferenza; a capire che fragilità e forza, vittorie e sconfitte, successi e fallimenti sono tipici di chi vive veramente; che non serve vincere se non sai affrontare la perdita. Che non si può vivere consapevolmente il presente e prepararsi a scoprire il futuro se ignori il passato. Che l’ onestà, la libertà, la solidarietà sono una fede. Che i veri eroi non sono quelli che ci mostrano, ma quelli che sanno mettersi al servizio del prossimo, forse il vero, unico sport estremo esistente. Che il vero valore dell’ uomo non sta nel suo prezzo. Che denigrare il prossimo non migliora le nostre posizioni. Quando cominciai ad insegnare, tanti anni fa, il Preside convocò nel suo ufficio un giovane insegnante al suo primo giorno di una lunga avventura e lo rimproverò minaccioso per ciò che il professorino di Diritto aveva detto alla scolaresca (età media, 16/17 anni): “Questa è una palestra ed io sono il vostro allenatore; sarò a disposizione di chiunque di voi voglia diventare campione e lascerò indisturbato a bordo campo chi preferirà così; la libertà è anche quella di scegliere di restare ignorante”; e poi, finendo l’ ora, aveva concluso: “ io vi insegnerò molte cose; sappiate, però, che almeno una buona metà di ciò che vi dirò sono sbagliate, perché non le ritroverete nella vita; ed il peggio è che io non so dirvi quale sia la metà che davvero vale; questo lo dovrete capire da voi. La scuola è qui per aiutarvi a scoprirlo”. E poi, l’ ho ripetuto per i circa 36 anni che seguirono, senza avere molti motivi per pentirmene.

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5 risposte a Note a margine n. 289

  1. helena ha detto:

    Ancora una volta mi parte improvviso mentre cerco di correggere il nome sbagliato, da helenaec a quello di helena, dal mini pc che avevo portato con me al solito caffe’; ed anche stavolta erano passati pochissimi minuti dalla mezzanotte, come nell’ allora Nota n. 216, “Commodus Discessus”, una emozione che non si puo’ dimenticare. Come corrono le note, come corrono le voci, come corrono le parole. E si, la scuola. Io un Professore cosi’, quando frequentavo il mio liceo, lo avrei adorato, e avrei fatto apposta a fare nei miei temi in classe almeno uno strafalcione, di quelli da segnaccio blu’ da ripassare almeno quattro o cinque volte avanti-indietro col matitone bicolore, almeno non mi sarei annoiata a dovermene stare seduta, […] prefigurandomi dietro quegli invitanti finestroni, chissa’ quali delizie, soccorritrici di tanta sventura. Professori che sappiano insegnare, che sappiano tenere viva l’attenzione, sappiano dare piacere ad uno sforzo indispensabile per l’apprendimento di quello che hanno scelto di studiare. Oggi e’ vero e’ indispensabile il supporto di strumenti tecnologici per tracciare strade adeguate all’interminabile e sempre piu’ veloce viaggio dell’ umanita’ verso mondi sconosciuti. spargendo la buona semenza del passato, perche’ non se ne perdano il colore dell’ acqua e della sabbia.
    Michele sa farlo?
    E chi senno’ ?

  2. Benedicta ha detto:

    Prof. Carissimo, buona domenica! sempre interessanti le Sue note a margine. Le leggono molte mie amiche ma sono restie a farsi sentire, anche per scrivere soltanto un piccolo mi piace.. Sappia, comunque, che sono una quindicina circa. A proposito, che fine ha fatto il famoso premio del PISTICCHIO? Eppure di meritevoli ce ne sono…Un abbraccio e complimenti anche per questo Suo ultimo scritto! Ciao

  3. hele ha detto:

    prova

  4. Frida ha detto:

    Caro Prof., a pare mio, occorrerebbe far capire agi alunni, sin dal primo giorno di scuola, la loro grande fortuna rispetto a quanti altri ragazzi i quali, invece, sono costretti a grosse fatiche per poter portare a casa anche un piccolo aiuto necessario alla famiglia, E anche che questa sarà per loro una esperienza irripetibile: sarà l’ unica volta nella loro vita che una grande istituzione, uomini e mezzi lavorano per loro e gratis, senza contropartita. Una cosa che non si ripeterà più. Ne approfittino al massimo. Per il resto della loro esistenza dovranno lavorare loro per se e per gli altri, magari ricavandone poco o nulla.

  5. Fabrizia ha detto:

    Prof carissimo, ce ne fossero ancora di uomini come Lei, che, se ha insegnato davvero come e ciò che ha esposto con tanta lucidità, ha dimostrato di essere un docente di razza, di quelli che che sanno costruire i caratteri, le menti e aprire i cuori. Se La raffronto agli insegnanti che ho avuto io, non posso che rammaricarmi per le occasioni che ho perduto e che, invece hanno avuto i suoi alunni. Questo è ciò che la scuola dovrebbe dare, anche oggi, a i nostri figli; ma dove sono i veri docenti che non danno ma si danno? A nome di chiunque abbia ricevuto da lei qualcosa e sia pronto a trasmetterlo ad altri, un grazie di cuore!

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