Note a margine n. 277

catene

TALE BANO, TALE MANO

Il male peggiore non è nella invadenza e nella prepotenza della valutazione etica (che non è quella alla pari, legittima, libera, reciproca, ma quella pesantemente subordinata), quanto nel fatto che i suoi militanti, ad ogni livello, stato e grado, siano davvero convinti che gli spetti la missione, che gli competa la funzione, che il potere – in qualunque forma ne dispongano – li autorizzi, in esclusiva, a quello che considerano un mandato superiore. Sarà per questo, forse, che assistiamo, inermi e sgomenti, a condanne, ed ancora di più, ad assoluzioni al sapore di manicheismo; alla identificazione del bene assoluto e del male assoluto per definizione, ad un protezionismo mentale, ad un paternalismo giuridico che ci vuole allineati e che troppo in comune hanno con le figure degli imam e degli ulema. Direi, molto di talebano; troppo. La mano è quella.
Si viene giudicati prioritariamente per ciò che si è; e poi, infilati tra i buoni e tra i cattivi, secondo parametri variabili, soggettivi, personali di chi ci tiene sotto. Poi, all’ uopo, si cercano i fatti e le idonee interpretazioni. In genere, per fotterci. Come non vivere nella continua paura, allora? Sapendo che non basta vivere onestamente per essere al riparo dalle violenze autorizzate? Che non devi occupare spazi, che devi essere così insignificante da non rappresentare un pericolo di confronto, di messa in discussione, da non essere portatore e meno che mai diffusore di pensiero tuo, non allineato, non incasellato nel progetto del potere vero?
Per forza di sentenza, non si può più dare del terrorista ad un terrorista definitivamente riconosciuto (onde proteggerne la privacy), non si può dare del marocchino ad un marocchino, e non si potrà più dare il carcere agli stupratori; se dici vaffan…ti prendi sei mesi, che diventano nove per l’aggravante, cioè, se il destinatario è gay, anche se tu non lo sai perché lui non porta né distintivo né stella rosa cucita sulla manica; per decisione di chi conta si dovrà abolire la tradizione di Miss Italia. Per Miss America, presto gli infami d’ oltreoceano dovranno vedersela con noi, se non la smettono, ‘sti vitazzuoli indecenti. Già, l’ indecenza che, poi, non c’ è nella scorta per la on. che va all’ IKEA e nella doppia scorta per l’ ex ministra per un anno che va a fare il bagnetto alla spiaggia, e in tutte le altre prebende e privilegi.
Altro che tollerare il diverso. Il diverso sì, ma solo il diverso omologato da potere. Non appena ti conoscono, la prima cosa che vogliono sapere: a chi appartieni (partito, ceto, famiglia, lavoro, meridiano, parallelo, etc.); se possono, senza particolari difficoltà, ti spiano, ti intercettano, e soprattutto, e, la cosa più tremenda, ti interpretano: si , interpretano te, e poi la legge te l’aggiustano addosso. E voilà, poi, all’ improvviso, ti ritrovi deliberato criminale o penalmente irrilevante. Però, devi essere italiano. Stra ‘azze!

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Una risposta a Note a margine n. 277

  1. Benedicta ha detto:

    …e già, prof..: per essere crocifisso e umiliato, vessato e abusato…devi essere italiano. C’ è chi si finge straniero e irregolare per potersi curare gratis in Italia, perché non ce la fa altrimenti. Per scampare alla sciagura che colpisce gli italiani, la loro tragedia dei diritti negati, dello sfruttamento a sangue, della equiparazione a sottospecie umana, della soggezione totale a chi ha saputo modificare la sua funzione in potere assoluto, arbitrio, abuso e ti obbliga al silenzio, perché rischi anche nel provare a difenderti, a protestare. Fino a quando abuseranno della pazienza dei miti? Possibile che nessuno di costoro abbia paura di dover pagare tutto il male fatto? Ma che follia è questa che stiamo vivendo? Anche la Divina Provvidenza si è distratta?

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