SAN EGOISMO
Il mondo è pieno zeppo di persone che si vogliono bene: oggi lo chiamano “un sano egoismo”. Non apriamogli troppo la porta, si sentirebbero troppo legittimati alla precedenza assoluta, alla deresponsabilità, e, quanto ai rapporti sociali, ad essere protagonisti di conflittualità; quanto alla famiglia, al fatalismo del come va va, senza sostegni di impegno. Non facciamone un SAN EGOISMO. Si deve ammettere, però, che la famiglia, in quanto basata sul minimo dualismo, ove fosse condizionata soltanto dallo stare bene del singolo e dal perdurare delle spinte delle sue emozioni iniziali (che, poi, sono queste che fanno star bene), potrebbe implodere facilmente e demolire il concetto della necessaria affidabilità in cui si è creduto in partenza. Per non dire anche del partner, spesso (ma non sempre, o non del tutto) innocente ed incolpevole della frivolezza o disimpegno del compagno sul quale aveva fatto affidamento o sul suo cambio di interesse comunque motivato.
La famiglia, per la sua rilevanza sociale, non può essere assimilata ad un club a cui ci si può iscrivere o dal quale poi si può uscire quando si vuole e senza pregiudizi per nessuno.
Spesso, le separazioni e divorzi sono subite da qualcuno, sono in danno di qualcuno, a cominciare dai figli che, tuttavia, potrebbero essere danneggiati, invece, proprio dal persistere di una famiglia malfunzionante. A nessuno, certamente, può essere imposto di soffrire, di spendere la propria vita nella rinuncia, nella diseducativa lite quotidiana, o di fingere.
Ma non mi sento di accettare l’ idea di una regola comune a tutti i casi, anche perché non credo alla teoria, da più parti sostenuta, che chi si vuol bene sa volere il bene di altri. La casistica è illimitata: ho conosciuto persone infelici che sapevano dare gioia, ma anche il contrario. L’ armonia quotidiana è situazione mutevole, caratteriale, correlata alle contingenze. L’ egoismo/egocentrismo finché è istinto di conservazione va bene: ma poi, diamo anche contestuale valore all’ impegno, alla parola data e mantenuta: anche queste contano nella vita. L’ argomento è molto interessante e meriterebbe spazi e tempi. Discutiamone. Sono quasi certo che non troveremo un accordo, ma scopriremmo tanti aspetti umani sui quali, magari, abbiamo sempre glissato, condizionati anche dal nostro personale vissuto diretto o indiretto.
Io penso che ciascuno di noi è chiamato a fare delle scelte in continuazione; spesso, ciò che ci andava bene ieri non lo è più oggi, e viceversa. Cercare una soluzione unitaria valida per sempre e per tutti è solamente illusorio. Dovremmo, forse, riconoscere alla nostra coscienza una funzione di vigilanza, non infallibile, però. Tanti criminali dichiaravano di avere la coscienza apposto. Siamo stati creati con questo dramma incorporato: egoismo o altruismo? E francamente parlando, sin ad oggi non ho ricevuto esempi ponderati, da seguire. Ma non è l’ unico caso: pensiamo, per esempio, al problema del perdono. Così contorto, così oscuro, così intricato.
Buona domenica a tutti! Professore! ha scatenato una bella discussione tra i miei amici e parenti.
Ognuno giudica e valuta secondo le proprie esperienze e il rancore che si trascinano dal tempo di vecchie storie personali…L’ educazione della coppia in Italia è ancora a zero, assistenza sociale meglio non parlarne e magistratura…niente saccio. Io ho provato qualcosa del genere, ma è nulla al confronto con storie atroci dove il sano egoismo ha fatto meno danni di quelli che hanno fatto l’ arroganza, la supponenza e cose gravissime da tacere per non correre brutti rischi. Questo Le sembra un paese civile? Ciao.
Argomento interessante, certamente e le conclusioni sono strettamente correlate al vissuto di ciascuno, alla leggerezza ma anche al logorio che può portare una vita impostata, per forza di cose, in netto contrasto con le nostre aspettative ed i nostri principi. La dinamica umana nel suo continuo evolversi è soggetta ad incontrare momenti di contrasti stridenti come anche momenti di grazia; la dinamica della coppia, poi, è ancora più intricata: sbagliata è la sua misurazione col bilancino o con una attenta partita di dare-avere, sbagliato è, anche, lo spostamento del carico tutto da un lato. L’ unione è una scommessa, è una sfida, l’ alea è sotto gli occhi di tutti: forse, dovremmo ammettere con grande umiltà che un sistema di parti e di funzioni, applicato con moderazione, signorilità, e ragionevolezza e generosità reciproca, potrebbe portare dei risultati più apprezzabili di quelli a cui stiamo assistendo. La chiamano maturità. Il ‘sano egoismo’ sembra sempre di più essere la parte infantile che ci accompagna per quasi tutta la vita di nascosto e che ci attira come il canto delle sirene.