ABBIANO TIMORE GLI EGEMONI
Non possono seriamente farsi valere leggi uguali per tutti quando tutti non sono uguali. Ecco perché l’ Europa, se non si dissolverà per naturale implosione, crescerà e diverrà un devastante Leviatan che darà sempre più poteri ai soggetti più forti e sottometterà le libertà e le economie dei più deboli. Per quanto questi ultimi si sforzeranno di arrancare, anche a costo di vite umane (vedansi gli innumerevoli casi di fallimento e di suicidio in Italia, dove chiudono 134 aziende al giorno), mai riusciranno a tenere il passo più veloce di chi è naturalmente più dotato. Questa diversa situazione di fatto, omologata in forza di norme che non tengono presenti le differenze e create dai soggetti dotati di maggior peso politico ed economico, si protrarrà all’ infinito e consoliderà la sudditanza dei più deboli.
In democrazia uno vale uno; per questo motivo essa è possibile solo all’ interno di uno Stato, dove i soggetti sono gli individui, tutti politicamente equivalenti tra loro. La democrazia, invece, non è possibile nei contesti – come l’ Unione Europea – dove le unità politiche sono i singoli Stati, nati e dotati di sovranità, i cui pesi si differenziano in ragione delle loro risorse economiche e dal numero dei loro cittadini: elementi che creano squilibri politici di partecipazione egemone o vassalla.
Se manca – come in effetti manca – uno spirito europeista comune e sentito nel senso della coesione e della mira a far nascere un soggetto veramente nuovo e di fusione, gli Stati più forti, verticisticamente, conserveranno e imporranno la propria sovranità alla Unione a scapito degli altri che perderanno la loro e subiranno continui condizionamenti che reagiranno negativamente sulla vita dei propri cittadini. Costoro resteranno gli incisi finali di ogni sforzo, continuo e inefficace rispetto ad un allineamento che non ci potrà mai essere e che, peraltro, non è nemmeno voluto davvero dal vertice degli Stati egemoni.
In questa prospettiva, perseverare nell’ errore di una Europa piramidale e feudataria, soltanto formalmente democratica, sarà come percorrere una via senza sbocchi e senza ritorno. E poiché è noto che ogni feudatario campa sulle spalle dei sudditi, da parte di costoro occorre cominciare ad esprimere la concreta possibilità di dover rinunciare a siffatto progetto europeista. O, come uniche alternative: creare una nuova entità europea dei poveri ma liberi, o estromettere dal gioco lo stato egemone, mediante economie non ragionieristiche come le attuali impositive e volutamente strozzanti. Ad impossibilia nemo tenetur. Basterà una seria prospettazione in questi sensi ed il castello del feudatario abbasserà i ponti levatoi e, per non dover rinunciare a tutti i benefici, sarà pronto a ridurre e diversificare le pretese nei limiti di accettabilità.
La esistenza libera e dignitosa dei cittadini viene prima di ogni progetto di unioni, specie delle incestuose e adulterine come quella che stiamo subendo e non vivendo. Non possono seriamente farsi valere leggi uguali per tutti quando tutti non sono uguali. Suum cuique.
Altrimenti, non ne usciremo mai. Non aspettiamoci e non chiediamo elemosine. Impariamo ad usare i nostri problemi economici: se non come arma, almeno come scudo. Si può fare. Se sbrocca l’ Italia cade tutto come un castello di carta. Lo sanno.