IL DUBBIO
Votazioni concluse: la maggioranza assoluta non ha votato. Siamo già al dopo la pausa: cessata la pausa è piena menopausa conclamata, qualche caldana qua e là tanto per alimentare quella strana ma diffusa sindrome di aggressività che porta ad “attaccare” chiunque ci venga a tiro, per vomitargli addosso il veleno accumulato e riportare quel nostro piccolo momento di gloria che ci tiene compagnia per qualche ora, ci fa sentire “qualcuno” anche quando non siamo nessuno nella misura in cui non abbiamo realizzato un cavolo nella vita.
La vis polemica è una forma che attizza, arrapa, meglio del viagra è la piccola sopraffazione è un orgasmo vicariante della nostra impotenza. E se mancano le parole acconce, basta ricorrere ai prefabbricati verbali distribuiti a gratis al banco surgelati talkshow o alzare i toni della propria sicumera e ammutolire l’ interlocutore. Chi ha imparato a fare il signore soccombe puntualmente, l’ onesto se non è povero non è creduto tale, chi ha studiato è chiamato ”acculturato”, ma, invece, è un pentito disorientato se sbaglia a parlare bene di chi non dovrebbe. Poche le parole – poche le idee: sopravvivono solo quelle tagliate con l’ accetta, preparate altrove, quattro stagioni. I politici si occupano solo della sopravvivenza e del benessere del partito: fine a se stesso questo non serve e non vale un cazzo, ma è il pensiero dominante, anzi l’ unico, ed è già troppo in queste testine di zanzara magra. Se vali qualcosa, si chiedono soltanto a chi appartieni, ti trovano subito un padrone, e così azzerano il gap con le loro nullità. Io mi appartengo da solo: ci tengo oggi come ci “tesi” ieri: sarà anche per questo che pensano di me tutto il male che possono. (Ma, anche in questo, è poca cosa: non sanno nemmeno tutto!) Gli elettori di una volta trasmigrano in massa nel week end, ognuno preferendo l’attesa per un ombrellone montato espresso da un bagnino ossequioso che lo chiama signore o dottore secondo la mancia, ad un ragazzino presidente di seggio, arrogante almeno quanto la sua ignoranza, che ti strappa la scheda di mano per imbucarla personalmente perché sei vecchio, forse incapace di farlo da te, e per questo ti scruta. D’ altronde, grilli e grulli infieriscono detestati sui detesticolati silenti. Così, in molti, smarriti e per darsi coraggio, carichi di certezze deluse, procedono astenendosi per mano verso una moltitudine ormai assoluta che si consacri al dubbio finalmente. Perché “…d’ogni dubbio il più bello è quando coloro che sono senza fede, senza forza, levano il capo e alla forza dei loro oppressori non credono più!”