MARCIO SU ROMA
Nelle mie note n. 225 del 9 marzo e n. 233 del 30 marzo avevo preavvertito e messo in guardia: “è in atto una nuova marcia su Roma…”. Mi apostrofarono come esagerato e catastrofista. In queste ore, mentre la tv ci manda in diretta le immagini della gente che sta assediando Montecitorio urlando il nome del Presidente che la piazza vuole ed il nome del Presidente che la piazza non vuole, capisco con intima lacerazione che non avevo esagerato. E aspetta con ansia e manifesta animosità l’ arrivo del capopopolo che sta chiamando a raccolta la folla: tutti a Roma! Tutti a Roma! Urlando: colpo di Stato! Ma non è un allarme come vorrebbe sembrare; è un pericoloso messaggio subliminale, surrettizio incitamento. Mestatori e trombati si mescolano agli altri per rilasciare proclami populisti e dichiarazioni stereotipe, e ci vanno a nozze sperando di ritagliarsi un posto nella giostra del parco giochi. Che tanto giochi non sono, a causa del pericolo che si corre.
Nel Palazzo i Parlamentari, abbastanza intimiditi, si accingono alla sesta votazione, mentre il vecchio Presidente uscente, premuto a restare, si è dovuto dichiarare disponibile per far fronte alla emergenza esasperata da un partito accecato dal rancore e da un altro abbagliato da uno spregiudicato burattinaio nichilista. Fino a stasera forse dovremo attenderci un assalto fisico. I furbi parlamentari del primo stanno transitando sulle sponde dove prevedono sorti convenienti. In questo momento stanno eseguendo lo spoglio delle schede votate. Alla fine, giungerà il Duce delle 5S e ne vedremo delle belle. Tutto è pronto per il corto circuito.
Chi conosce la storia e si intende di diritto non può che tremare difronte a tanta pazzia incontrollata.