AMATO PRESIDENTE…
In questo momento, stanno votando in Parlamento, seduta comune – prima tornata, per la elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E mi passano per la testa tutti i pregressi Presidenti, da Enrico De Nicola col vecchio cappotto rivoltato e col terreno che gli scottava sotto i piedi.
Brutta cosa i ricordi quando si è costretti a vivere la realtà sciagurata, depressa, e svilita di valori, forgiata con loschi giochetti di corridoio, strumentalizzata in ogni suo risvolto.
Sapere che la scelta è frutto di baratti, domande ed offerte al rialzo o al ribasso, transazioni, provocazioni, bocciature, denigrazioni o iperstime, non fa molto onore all’ eletto, non lo premia, non lo rende orgoglioso dell’ esito. L’ eletto deve sentire nel petto di “rappresentare l’ unità nazionale” e non di essere il saldo dare-avere di partite doppie di accrediti e di addebiti, di riporti a nuovo.
La scelta di un Papa ha in più il sostegno della condivisione postuma per motivi di fede religiosa; nel caso del Presidente della Repubblica questa manca e manca anche il sostegno della fede laica: quello della unità nazionale di cui siamo estremamente indigenti. Noi cittadini comuni dovremmo imparare, serve il salto di qualità e non le lagnose recriminazioni postume: una volta eletto, dovremmo amarlo comunque, o almeno, riporre in lui la nostra italianità. Non è poco per un popolo fumoso, indefinito, liquido, predisposto soltanto a coesioni provvisorie pallonare.
Ma basterebbe questo, come viatico di una rinascita fondamentale: quella di una democrazia solidale che sta implodendo, rosicchiata dall’ interno da un’ orda di ratti affamati. Per questo motivo, io non so se il nuovo eletto potrà sentirsi e amarci davvero come Presidente. Ché di questo amore noi abbiamo estremo bisogno.