Note a margine n. 231

bacia culo

RISATE MONDIALI

Due marò italiani in missione protezione navi da pirateria in acque internazionali, prossimità delle coste dell’ India. Un paio di fucilate: non erano pirati, ma due pescatori indiani. Svista mortale, difficile accertare finché non sono proprio vicini, a tiro arrembaggio. Nave costretta manu militari ad entrare in porto indiano, quindi, presunta competenza territoriale della giurisdizione indiana, arresto dei due militari. Sghignazzi.
Teatrino di proteste delle marionette alla Farnesina, ma niente da fare; contingenze elettorali locali indiane vogliono che si sfrutti l’ evento. Risatine internazionali.
Lauto risarcimento pagato alle famiglie dei due uccisi per evitare costituzione della parte civile nel prossimo processo. Che poi, tanto prossimo non è perché i due marò restano in carcere indiano, da un anno in attesa di giudizio rinviato una dozzina di volte, malgrado le proteste del governo per caso italiano. Risate mondiali.
I due fanno i bravi ragazzi e ottengono licenza in Italia per passare le feste natalizie in famiglia. Poi mantengono la parola data e rientrano in India puntualmente; e ci restano sino a quando la grande democrazia indiana gli concede un altro permesso per venire in Patria a votare; impegno solenne a rientrare entro il 22 marzo. Garantisce l’ ambasciatore italiano in India. Grazie tante. Lezione di democrazia indiana! Italia peracottaia.
Ed ecco il ruggito del coniglio; il tecnogoverno italiano per accreditarsi presso gli elettori, mostra i muscoletti e comunica all’ India che non le restituirà i due marò; l’ India democratica si incazza, gli indiani, aizzati pure dall’ italoindiana Gandhi Sonia, si incazzano e bruciano le foto dei due per le strade giurando vendetta; e, se lo dicono loro, si sa che non scherzano, qui non si tratta di vacche.
Ma la questione va a vacche e all’ ambasciatore italiano tolgono il saluto e l’ immunità, e il passaporto dovesse venigli l’ uzzolo di scapparsene dal paradiso democratico indiano. Figura di merda al 100%.
Il tecnogoverno per caso – captatio benevolentiae – trasmette all’ India democratica un dono: il dossier con tanto di nomi sulle porcherie dei suoi funzionari corrotti per grosse commesse per l’acquisto dall’ Italia di qualche elicottero. Inutile dire che non basta, di fronte ad una questione di principio che scuote il petto indiano, mentre nel frattempo, lì hanno deciso che i due dovranno essere giudicati non dal giudice locale ma da un giudice speciale. E che forse tradurranno in italiano i documenti della istruttoria per farli capire finalmente pure ai due e alle loro difese.
Popolo e popolino italo per caso e alla memoria si divide, come sempre: a) la parola data va mantenuta: rientrino in India!; b) loro per primi non hanno rispettato le regole perché sono venuti meno al loro impegno al giusto processo, restino in Patria: inadimplenti non est adimplendum!
Fossero stati americani, inglesi, francesi, tedeschi…i due avrebbero potuto contare sull’ unanime solidarietà del Paese, indiscutibile, piena mujina all’ ONU e chiamata in garanzia delle maggiori potenze mondiali. Qui no. Mica siamo provinciali. I due sono soltanto italiani e pure del sud.
Giorno di scadenza del rientro in India concesso: il governicolo italiano per caso – visto anche il fiasco solenne elettorale – ci ripensa e comanda ai suoi due marò di lasciare le famiglie e tornare in India. Ma li assicura: non sarete condannati a morte, abbiamo l’ impegno scritto del Governo indiano, carta canta. Pernacchie ecumeniche ad ultrasuoni.
Se la gente là vi aggredirà o vi farà a pezzi, non sarà colpa nostra; se la detenzione sarà peggio della morte, non sarà colpa nostra. India gongola, italia in gondola naviga nella merda che più merda non si potrebbe. Due famiglie distrutte. Ma sono del sud.
I due ora sono arrivati in India. L’Ue non era stata preavvisata dal governo italiano della decisione di rinviare i marò Girone e Latorre in India, così come non lo era stata prima della decisione opposta. Orgoglio sovrano italiano.
Il nostro ministro esteri non intende dimettersi, dice che ha fatto molto bene. Ma, almeno mettere la faccia nella tazza del cesso e cantare “Non sono degno di te”, no? Nemmeno. Merda a gogò. Made in Italy.

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