Note a margine n. 225

stelle

CI FARANNO VEDERE LE STELLE?
Il costante andazzo meramente fattuale della vita dei partiti politici ha consolidato nel tempo e sclerotizzato la convinzione che sia ormai superato definitivamente l’unico gravame garantista che, pur sinteticamente ma esplicitamente, viene imposto nell’ art. 49 della Costituzione Repubblicana Italiana: il metodo democratico della struttura e del funzionamento. “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Il metodo democratico, in mancanza di ulteriore specificazione, non concerne soltanto la organizzazione della struttura e del funzionamento interno del soggetto-partito, ma anche le modalità con cui i cittadini ivi associati possono legittimamente concorrere a determinare la politica nazionale. Laddove il termine “ concorrere” presuppone implicitamente ‘con gli altri cittadini (iscritti o non iscritti), con gli altri partiti, e con ogni altro ente o istituzione che partecipa attivamente, per quanto di sua ragione, alla vita della nazione. I partiti, dunque, non sono persone giuridiche, soggetti di diritto, ma enti di fatto: ciò, per consentire la massima facilitazione della loro libera costituzione e libero funzionamento, scevro da qualsiasi autorizzazione e controllo.
Ci ritroviamo, oggi, davanti ad un formalmente nuovo soggetto politico il quale, ad onta del suo nome “Movimento”, sta funzionando alla stessa stregua di ogni altro partito politico i quali, peraltro, già da tempo e in gran parte, hanno dismesso il termine di “partito” pur conservando essenza e funzione di partito tradizionalmente inteso. Eccettuato, infatti, il P.D. (Partito Democratico), quasi tutti gli altri maggiori hanno via via preferito identificarsi diversamente: PDL (Popolo della libertà), UDC (Unione di centro), Lega Nord, FLI (Futuro e Libertà), SEL (Sinistra Ecologia Libertà), etc.
Ma, in concreto, siamo sempre nell’ambito delle disposizioni del succitato art. 49 e, pertanto, l’unico obbligo per detti soggetti resta quello del “metodo democratico” come sopra illustrato e questo, sì, che può e deve essere oggetto di controllo da parte dello Stato e pretesa da parte degli associati. Un partito (comunque venga identificato nel nome) che sia organizzato verticisticamente, che faccia capo ad un soggetto il quale assuma ogni potere di ammissione, di espulsione degli iscritti, di determinazione preventiva di voto in Parlamento da parte dei suoi eletti, di divieto di libera espressione di pensiero, potere di sanzione per i suoi parlamentari “disobbedienti”, non ha alcuna legittimazione a “concorrere a determinare la politica nazionale”. E’, purtroppo, quanto si sta verificando all’ interno del “Movimento 5 Stelle”, deviazione dal dettato costituzionale che distorce gravemente il sistema previsto dal succitato art. 49 al cui vertice si minacciano addirittura violenze di piazza.
Siamo alle soglie di una seconda marcia su Roma? Non basta una speranza ad esorcizzare il reale pericolo che ciò si ripeta. E’ urgentemente auspicabile ogni rimedio esterno e/o all’ interno da parte degli eletti che prendano al più presto coscienza dei loro liberi diritti di parlamentari, incondizionabili e non soggetti a vincoli verticistici del partito. Solo in tal modo potranno essere autentici interlocutori delle altre forze politiche ed attivarsi per la salute della Repubblica; in caso contrario, resteranno solo degli extraparlamentari, personalizzati dal fondatore egemone, inutili o, peggio, dannosi per boicottaggio e sabotaggio verso il Paese bisognoso di governabilità e stabilità.
Purtroppo, il sistema degenerato dei partiti politici ha originato questa reazione perversa che, se non rientrerà al più presto, non si accontenterà di mostrarci i pugni, ma ci farà vedere ben più che solo cinque stelle.

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